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Dionisiache 2019: in scena Aiace di Sofocle mercoledì 21 e giovedì 22 agosto

Una messa in scena classica, senza contaminazioni o attualizzazioni, né sul testo né sulla scenografia e costumi. Aiace di Sofocle andrà in scena, mercoledì 21 e giovedì 22 agosto, alle 19,45, nel teatro del parco archeologico di Segesta, nell’ambito del Calatafimi Segesta festival Dioniasiache 2019, direzione artistica Nicasio Anzelmo.

Aiace è la più antica tragedia di Sofocle, rappresentata intorno al 445; essa incarna il senso tragico nel conflitto atroce tra due mondi (antico e moderno) ed è la tragedia della solitudine per antonomasia. Lo spunto nasce dall’estrema modernità e attualità, presenti in vari aspetti dell’opera: la modernità della scrittura drammaturgica dell’autore – che sicuramente si distingue in ciò dagli altri due poeti tragici dell’antichità, Eschilo ed Euripide e l’attualità delle tematiche principali, cioè l’arroganza la tracotanza, la così detta “ubris”, che vive in tutti i personaggi dell’opera, umani e divini, e la conseguente vergogna del protagonista che, facendo presa sul suo smisurato orgoglio, lo conduce al suicidio. L’integrità
morale del personaggio ne fa un tragico eroe moderno. Il ruolo del protagonista è affidato a David Coco.

Per quanto riguarda la scenografia, è suggerita dallo stesso autore, e cioè la tenda di Aiace nell’accampamento dell’esercito greco. Regia di Giovanni Rizzuti; con: David Coco, Bruno Torrisi, Manuela Ventura, Franz Cantalupo, Chiara Seminara, Franco Sciacca, Stefano Onofri, Alessandro Romano. Ricerca musicale effetti sonori Franz Vozza; scene Emanuele Salamanca.

Sempre nell’ambito del Calatafimi Segesta festival Dioniasiache 2019, per “Conversazioni d’autore”, giovedì 22 agosto, alle 21.30, sulla collina del tempio, “Storie di sangue, amici e fantasmi”, con il senatore Pietro Grasso, e Francesco la Licata, giornalista e scrittore. Letture di Turi Morrica, attore.

Introduce Rossella Giglio, direttore del parco archeologico di Segesta. Una vita passata a lottare contro la mafia accanto ad amici carissimi, che sono anche simboli di impegno civile, e a contatto con boss sanguinari, che possono diventare preziosi collaboratori per la ricerca della verità. Venticinque anni dopo le stragi di Capaci e di via D’Amelio, Pietro Grasso – oggi senatore della Repubblica e già presidente del Senato dal 2013 al 2018, allora magistrato in prima linea nella lotta alla mafia – torna a percorrere le strade di Palermo, l’aula del Maxiprocesso, le campagne rifugio dei latitanti e le tante, troppe scene del crimine in cui ha dovuto scorgere il cadavere di uomini dello Stato trucidati dalla mafia, di amici portati via troppo presto.

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