Il re dell’eolico Vito Nicastri, finito in carcere 2 mesi fa ha iniziato a collaborare con i magistrati. Le sue dichiarazioni hanno causato il blitz di stamane all’alba che ha portato all’arresto dell’ex burocrate della regione, Giacomo Causarano e dell’imprenditore milanese Antonello Barbieri. Il primo è accusato di corruzione mentre per il secondo le accuse sono di intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio e corruzione. Causarano avrebbe fatto da tramite fra il dirigente dell’assessorato regionale all’Energia Alberto Tinnirello, già ai domiciliari e i due imprenditori Arata e lo stesso Nicastri considerato “vicino” al boss superlatitante Matteo Messina Denaro. In cambio di questo “favore” avrebbe ricevuto una mazzetta da 500 mila euro di cui 100 mila già consegnati. Il resto doveva essere versato alla firma dell’autorizzazione. Barbieri è stato socio di Vito Nicastri fino al 2015 anno in cui vendette le sue quote a Paolo Arata per 300 mila euro che subentrò a lui come socio.
Determinanti per le indagini le intercettazioni. “Questi qua sono stati tutti pagati”, diceva Arata al figlio Francesco, anch’esso nei guai, mentre stava per entrare negli uffici dell’assesorato regionale all’Energia. “Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli?”, sussurrava a proposito del dirigente che si occupava delle autorizzazioni per i parchi eolici, Alberto Tinnirello e di Giacomo Causarano, diceva: “Quello è un corrotto”.