domenica, Novembre 24, 2024
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La stimolazione cerebrale profonda per la cura del parkinson: nuove frontiere

Si apre con un approfondimento sulle nuove frontiere della Deep Brain Stimolation DBS – Stimolazione Cerebrale Profonda –  la seconda giornata di lavori del V Congresso dell’ Accademia per lo Studio della Malattia di Parkinson e i Disordini del Movimento (Accademia LIMPE-DISMOV), società scientifica che nasce dalla fusione delle due maggiori Associazioni Scientifiche che in Italia raccolgono gli operatori sanitari interessati alla malattia di Parkinson e ai disturbi del movimento.  

Ci spiega meglio di cosa di tratta il Dott. Mario Rizzone del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino, intervenuto questa mattina ai lavori congressuali:

“Sono stati presentati i dati su nuovi studi riguardanti l’applicazione di elettrodi direzionali, che hanno la possibilità di orientare meglio lo stimolo elettrico ottimizzando significativamente l’efficacia del trattamento e nuovi algoritmi di programmazione che prevedono l’utilizzo di sistemi di visualizzazione diretta delle strutture stimolate.”  

La stimolazione cerebrale profonda è una terapia oramai consolidata da diversi anni, utile per il trattamento non solo della Malattia di Parkinson, ma anche per altri disturbi del movimento quali le Distonie e i Tremori.Consiste nell’inserimento di un elettrodo in un target specifico del cervello. L’elettrodo viene poi collegato ad un generatore d’impulsi (pacemaker) posizionato sottocute nella regione anteriore e superiore del torace. La stimolazione elettrica continua di specifici nuclei encefalici è in grado di agire sul funzionamento di un sistema alterato migliorando i sintomi della malattia.

“Nella Malattia di Parkinson” – prosegue il Dott. Rizzone –  “questo approccio terapeutico trova indicazione nelle fasi avanzate quando il trattamento farmacologico non consente più di controllare al meglio i sintomi della malattia. Mentre per le Distonie, la Stimolazione Cerebrale Profonda è un trattamento fondamentale perché spesso con la terapia farmacologica non si ottengono i risultati sperati. Lo stesso discorso vale per i Tremori farmaco resistenti.”

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