“Come evidenziato dal presidente Musumeci – spiega il vicepresidente della Regione, Gaetano Armao – si tratta del migliore accordo possibile, che consente di scongiurare il dissesto di molti liberi consorzi e città metropolitane, che altrimenti, entro qualche mese, sarebbero andati in default.” Comprensibilmente soddisfatto, l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, ha dato notizia del recento accordo siglato fra governo nazionale e regione siciliana. La firma all’accordo è stata apposta dal ministro per l’Economia, Giovanni Tria e da quello per il Sud, Barbara Lezzi oltre che dal nostro presidente della regione, Nello Musumeci. Una boccata d’ossigeno per le ex province e per consentire alla Regione di avere ampi poteri in fatto di finanza locale.
“Le deroghe normative confermate consentono – prosegue Armao – alle province di approvare bilanci e rendiconti e continuare negli investimenti che potranno essere rilanciati non appena approvata dall’Ars la norma già esitata dalla commissione bilancio che prevede l’attualizzazione di 500 milioni di euro per investimenti derivanti dall’accordo con lo Stato siglato a dicembre. I 140 milioni fsc sono temporaneamente acquisiti dal fondo che sarà reintegrato con la prossima programmazione, sicchè entro settembre prossimo, come recita l’accordo, dovranno essere emanate le nuove norme di attuazione dello statuto, che trasferiranno alla Regione siciliana la finanza locale e quindi potrà risolversi definitivamente la discriminazione del prelievo forzoso, che il governo Musumeci ha contrastato sin dal suo insediamento”.
“Questo accordo – conclude l’assessore Armao – è stato condiviso sia dall’Anci che dai sindacati. E’ chiaro che c’è chi vuole di più, anche se lo sanno anche i bambini che l’ottimo è nemico del buono, ma spesso in campagna elettorale anche l’ovvio va precisato”. Questa la chiosa un pò polemica del vicepresidente Armao che ha voluto togliersi qualche sassolino dalle scarpe per rispondere a chi aveva protestato contro l’accordo, adducendo lo scontento per le somme ricevute ritenute “poche”.