Dino Giarrusso, candidato del Movimento 5 Stelle alle elezioni europee, interviene in merito alla nota pubblicata dal programma “Le Iene” sul sito ufficiale, in cui si fa riferimento alla “divisa utilizzata” in campagna elettorale.
«Scrivo questa nota per chiarire rapidamente un punto importante: sulla scheda elettorale (e di conseguenza sui volantini elettorali) ci sarà scritto “Dino Giarrusso detto iena” perché nella mia Sicilia, in Sardegna e in molte altre parti d’Italia ci sono tantissime persone che tuttora mi chiamano così: iena. Come fosse un soprannome, un alias. E molti che mi chiamano così, non ricordano magari correttamente il mio vero nome, storpiandolo spesso in Gianrusso. Per questa ragione se non avessi fatto scrivere “detto iena” sulla scheda, avrei visto annullare chissà quante preferenze. La legge prevede di poter citare il proprio soprannome – ricorda Giarrusso – proprio per evitare che la volontà dell’elettore non venga rispettata, ed un voto liberamente espresso venga annullato».
«Ciò detto: le Iene sono il programma televisivo più libero che esista. La mia scelta di aderire al Movimento 5 Stelle è assolutamente personale, e all’interno della redazione ci sono sensibilità politiche di ogni genere, simpatie e antipatie per tutte le forze politiche esistenti. Quando ho scelto di fare politica attiva ho deciso, comunicandolo immediatamente al creatore del programma e alla produzione, che avrei lasciato quel (bellissimo!) lavoro perché non credo sia giusto essere ad un tempo controllore e controllato. Dunque, se qualcuno vuole fare altre polemiche sulla mia candidatura o strumentalizzare il programma, quello non sono io. Citando un mio soprannome sulla scheda elettorale ho solo esercitato un mio diritto previsto dalla legge, tutelando la volontà degli elettori e ad un tempo la mia persona».
Giarrusso in un post su Facebook fa poi un elenco dei tanti giornalisti che fanno politica in Italia in vari partiti, e conclude: «Buona campagna elettorale a tutti, dunque: giornalisti, iene, sciacalli, cavalli, cavalieri e dame. Ne riparliamo il 27 maggio!».