In seguito all’apertura del processo di beatificazione, sabato prossimo 30 marzo si terrà la traslazione della salma del servo di Dio padre Elia Carbonaro (1893- 1973), frate carmelitano morto a Trapani in fama di santità. La salma lascerà la cappella dei sacerdoti del cimitero per una nuova collocazione nel Santuario della Madonna di Trapani.
La cerimonia avrà inizio in piazza Martiri d’Ungheria (ore 18) da dove si muoverà il corteo per accompagnare la salma al Santuario. Qui, dopo una breve preghiera, si procederà al sigillo con la ceralacca e alla tumulazione nel nuovo loculo che è stato predisposto in questi giorni presso la cappella di Sant’Alberto.
Quindi la celebrazione eucaristica (inizio ore 19) presieduta dal vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli.
“L’iniziativa di portare i resti mortali di padre Elia nel Santuario della Madonna di Trapani ha un significato ecclesiale ampio – spiega mons. Fragnelli – è rilevante per i Padri Carmelitani, da sempre impegnati a sostenere spiritualmente il cammino della nostra città e diocesi; ma ha una valenza grande anche per l’intera comunità cristiana, a cui additiamo un modello di servizio umile, di autentica santità maturata nell’ascolto e nella direzione spirituale di tanti fratelli e sorelle. P. Elia vivrà ancora tra noi come guida per adulti e giovani”.
Sabato prossimo, insieme al vescovo, saranno presenti: il Priore Provinciale della Provincia Italiana dei Carmelitani O.Carm P. Roberto Toni; la Postulatrice Generale dei Carmelitani O.Carm Prof.Giovanna Brizi; il Vice-Postulatore Fr. Salvatore Maria Asta O.Carm, la comunità del Santuario e alcuni frati che hanno conosciuto padre Elia.
La causa di beatificazione è stata introdotta il 23 febbraio 2018, data in cui il Consiglio generale dell’Ordine Carmelitano dell’Antica Osservanza ha accolto la richiesta del Priore Provinciale della Provincia Italiana esprimendo parere positivo all’introduzione della Causa di beatificazione e canonizzazione di p. Elia Carbonaro.
Padre Elia Carbonaro
Il Servo di Dio Elia Carbonaro nacque il 19 febbraio 1893 a Nunziata, nel Comune di Mascali (CT), primogenito dei coniugi Sebastiano e Carmela Lo Giudice. Fu battezzato il 22 febbraio nella parrocchia di Nunziata col nome di Giuseppe.
Peppino, come lo chiamavano in famiglia, trascorse la sua infanzia nello studio, nel lavoro (in campagna e nel mestiere di calzolaio) e nell’amore servizievole. Grazie alla famiglia dei nonni materni crebbe in lui l’amore e la devozione alla Madonna del Carmelo.
Nel 1913-14 Peppino partì per il servizio militare; inizialmente fu mandato ad Agrigento e poi, dopo la formazione militare, fu inviato al fronte, dove si combatteva la Prima Guerra Mondiale. Gli venne affidato dapprima il servizio di consegna della posta militare e in seguito quello di vivandiere. Peppino trascorse questo periodo pregando incessantemente il rosario, non per aver salva la vita, ma perché la Misericordia divina facesse cessare presto l’orrenda guerra.
Fu proprio durante la guerra che la sua vita cambiò. Mentre stava portando con il mulo i viveri ai soldati nelle trincee, una granata gli esplose davanti. Il terrore lo invase e rivolse il suo grido d’aiuto verso la Mamma celeste, la quale, come egli raccontò, gli apparve, come in una visione. Peppino in quel frangente espresse il suo voto alla Madonna: “Totus Tuus”, una preghiera che fu atto di amore per tutta la sua vita, come dono totale di sé a Dio per mezzo della Vergine Santa.
Nel 1918, finita la guerra, Peppino decise di farsi religioso carmelitano, contro il volere della famiglia. Nel 1920 entrò come postulante presso il convento di Messina, nel 1922 fece la sua vestizione religiosa e nel 1923 emise la professione semplice presso il convento di Caivano (Provincia Napoletana) con il nome di fra Elia; nel 1928 emise i suoi voti solenni a Trapani. Alla fine degli studi umanistici e teologici, fra Elia venne ordinato sacerdote alle 6:30 del 16 marzo del 1929 presso la chiesa dell’Addolorata dal Vescovo di Trapani, il carmelitano mons. Francesco M. Raiti.
Dopo l’Ordinazione p. Elia fu trasferito a Messina nella parrocchia, ancora baracca, dei SS. Pietro e Paolo, dove dal terremoto del 1908 era ospitata la Comunità Carmelitana.
A Messina rimase 25 anni. Qui lasciò un segno indelebile nel cuore della gente: venivano al suo confessionale dalla città, dai paesi della provincia e dalla vicina Calabria. Era reputato santo per la sua vita piena di Dio e per i suoi consigli estremamente semplici.
Il suo ministero sacerdotale fu pieno di umiltà e semplicità commovente. La sua vita, oltre ad essere mariana, era profondamente eucaristica. Quando celebrava la Santa Messa, al momento dell’elevazione, rimaneva a fissare l’Ostia con lo sguardo dell’innamorato e spesso il suo viso era solcato da lacrime di gioia.
La Santa Messa celebrata da lui durava almeno un’ora, a causa della balbuzie che lo affliggeva. Questo difetto talvolta lo metteva in difficoltà e lo mortificava ma egli non se ne preoccupava più di tanto: pronunciava lentamente, quasi sillabava ogni parola con molto scrupolo e con le dovute pause. I fedeli partecipavano alla sua Messa con vera attenzione, devozione e ammirazione senza minimamente dare segni di impazienza.
La sua preghiera era continua, incessante e, da vero contemplativo, la riteneva il respiro della sua vita. Ciò gli permetteva di correre, in ogni momento, verso gli infermi e verso i poveri con cui condivideva anche il suo cibo. Pur avendo un rapporto del tutto singolare con il Signore, p. Elia visse la sua vita religiosa anche in senso penitenziale: umile nel vestire, mortificato nel mangiare. Forse faceva uso anche di qualche altra disciplina, come il cilicio (un confratello, addetto al bucato, diceva che spesso trovava le sue camicie inzuppate di sangue) e la sua cella era semplice, come lui. Era rigido con se stesso ma paterno e comprensivo con gli altri. P. Elia non amava chiacchierare inutilmente con nessuno. La sua missione primaria del ministero sacerdotale era il sacramento della Riconciliazione, di cui era fervente e umile apostolo.
Il confessionale era dunque il luogo in cui affermava il suo carisma e da cui i penitenti uscivano riconciliati attraverso le sue parole, semplici ma profonde, con le quali sapeva ricomporre i rapporti tra gli uomini e tra gli uomini e Dio.
P. Elia, umile uomo di Dio, si ammalò di una sorta di anemia insolita e persistente. Nonostante le sofferenze, continuava sempre a ripetere: “non riesco a stare cinque minuti senza pensare al Paradiso”.
Il suo trapasso fu sereno. Era il 2 maggio del 1973. Per volere del Vescovo di Trapani, mons. Francesco Ricceri, di cui p. Elia era confessore, fu sepolto nel cimitero di Trapani, nella Cappella del Sacerdoti.
Il 30 marzo del 2019 i suoi resti mortali sono stati traslati dal Cimitero comunale di Trapani al Santuario dell’Annunziata, nella Cappella di Sant’Alberto, proprio nel luogo che lo vide per anni infaticabile ministro della Riconciliazione.