La voce della città è un brusio sommesso. Migliaia di persone in piazza, sul sagrato, fuori dalla Chiesa Madre stracolma,eppure il tono è basso, un mormorio doloroso che ha pudore e si piega allo strazio. Sono da poco terminati i funerali di Nicoletta Indelicato la giovane trucidata la notte fra sabato e domenica 17 marzo e la città l’ha voluta salutare e abbracciare per l’ultima volta e l’ha fatto in religioso silenzio, un canto silenzioso fatto di volti tristi e increduli. Nessuna parola di rabbia nè di odio contro chi ha ucciso, contro quelle mani che si sono irrimediabilmente sporcate.
All’interno della chiesa incapace di contenere tutti, la voce del vescovo Domenico Mogavero vibra ma è rotta dal pianto: “Anche noi abbiamo visto e non capiamo. Abbiate fede in Dio. Anche con Gesù Cristo, la gente vide e non capì”. E il paragone fra la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo non lascia indifferenti. Ha a che fare con l’incredulità. Ha a che fare con ciò che appare ed è inspiegabile e che di fatto è impossibile da comprendere. Appare anzi alla ragione disumano, “non appartenente all’uomo” appunto, ma la Storia di questa “disumanità” è piena.
Sul sagrato moltissimi giovani. Le facce stanche, gli angoli delle bocche piegati in giù. Molti occhi lucidi e molte braccia e mani che si legano come a farsi forza, a darsi coraggio, a cercare di esorcizzare il Male. Qualche commento a mezza voce parla di prestito di denaro non concesso a Margareta “l’assassina dagli occhi cattivi”. Qualche altro parla di non verità di movente ancora non raccontato dai due assassini, anche da quel Carmelo Bonetta, uomo incolto e grezzo, appassionato di ballo caraibico. L’aria dentro la Chiesa Madre è irrespirabile. Qualcuno sviene per la tensione. L’emotività non ce la fa a sopportare tanto strazio. I palloncini bianchi aspettano di volare via. Quando esce la foto di Nicoletta, sorridente e solare, volano via nel cielo alto e azzurrissimo e si perdono nell’aria tiepida. Ma eravamo lì, oggi pomeriggio, tutti lì per lei