Tutto gira o parte da e per Castelvetrano, città dei misteri e anche degli ulivi, così come cita il cartello mezzo arrugginito esposto all’ingresso della città. Una calma apparentemente avvolge la città. Una coltre pesante fatta di silenzio, di voci sommesse caratterizza le strade di Castelvetrano, a qualsiasi ora del giorno. Eppure è il centro di tutto, o quasi.
Il terremoto politico giudiziario innescato con il maxi blitz di stanotte denominato “Artemisia” ha fatto piazza pulita di nomi eccellenti, signorotti locali con un potere immenso, capaci di elargire favori, di riceverne e di attingere così ad un sempre cospicuo e consistente bacino elettorale. E’ la legge del “bisogno” e come si sa, “una mano lava l’altra” e “se tu dai una cosa a me io poi la do a te”.
A capo della loggia massonica segreta capace di condizionare la politica e la burocrazia” ci sarebbe Giovanni lo Sciuto, ovviamente di Castelvetrano, ex deputato regionale, esponente di Forza Italia, laureato in medicina e “vecchia volpe” nella campagne elettorali. Cinquantasei anni appena compiuti, Lo Sciuto è stato arrestato stamattina e a suo carico ” sono emersi gravi indizi di reità in ordine alla commissione di numerosi reati contro la Pubblica amministrazione al cui fine ultimo era costantemente quello di ampliare la sua base elettorale in vista delle varie elezioni e di conseguenza il proprio potere politico”.
Le indagini hanno permesso “di accertare che Lo Sciuto, da Castelvetrano, sua roccaforte, aveva creato uno stabile accordo corruttivo con Rosario Orlando, 65 anni, ex responsabile del Centro Medico Legale dell’Inps, fino al maggio 2016, poi collaboratore esterno dello stesso ente quale ”medico rappresentante di categoria in seno alle commissioni invalidità civili”. Anche Rosario Orlando è finito in manette.
Ed è purtroppo in questo contesto che si inserisce la figura dell’assessore regionale Roberto Lagalla, indagato per aver favorito, mentre era rettore all’università di Palermo, proprio la figlia di Orlando, facendole ottenere una borsa di studio. Lagalla avrebbe commesso insomma un abuso d’ufficio attivandosi per la figlia di Orlando. Lagalla ha ricevuto un avviso di garanzia
Nel terremoto politico è coinvolto anche l’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana Francesco Cascio, finito però ai domiciliari.
La cosa che però sconvolge è la complicità di tre poliziotti, ovvero di uomini che dovrebbero essere al servizio dello Stato e arrestare semmai i corrotti e i colpevoli dei reati che contribuiscono a mantenere nella nostra società l’arretratezza e dunque “il bisogno” in cui alcuni politici prosperano.
I poliziotti arrestati sono Salvatore Passanante, Salvatore Virgilio e Salvatore Giacobbe. Ricapitolando, in carcere sono finiti stamattina il sopracitato Giovanni Lo Sciuto, 55 anni, di Castelvetrano, Paolo Genco, 64 anni, di Salemi, Gaspare Magro, 54 anni, di Caltagirone, Giuseppe Angileri, 62 anni, di Marsala, Isidoro Calcara, 55 anni, e Salvatore Passanante, 59 anni, entrambi di Castelvetrano, Salvatore Virgilio, 49 anni, di Erice, Salvatore Giacobbe, 48 anni, di Castelvetrano, Rosario Orlando, 67 anni, di Alcamo e Giuseppe Berlino, 41 anni, di Castelvetrano.
Gli arresti domiciliari sono stati disposti per Maria Luisa Mortillaro, 63 anni, di Marsala, Vincenzo Giammarinaro, 60 anni, di Castelvetrano, Francesco Cascio, 55 anni, di Palermo, Adelina Barba, 48 anni, di San Biagio Platani, Sebastiano Genna, 68 anni, di Marsala, Giovanna Ivana di Liberto, 32 anni, di Alcamo, Giuseppe Cammareri, 53 anni, e Vincenza Daniela Lentini, 52 anni, entrambi di Marsala, Gaetano Salerno, 42 anni, di Castelvetrano, Antonio Di Giorgio, 45 anni, di Palermo, Alessio Cammisa, 43 anni, di Palermo; e ancora Antonietta Barresi, 56 anni, Francesco Messina Denaro, 58 anni, Vincenzo Chiofalo, 64 anni, Tommaso Geraci, 64 anni, tutti di Castelvetrano; Felice Junior Errante, 44 anni, di Latisana (Ud), Luciano Perricone, 63 anni, di Trapani.
Obbligo di dimora per Valentina Li Causi, 32 anni, e Filippo Daniele Clemente, 32 anni, entrambi di Castelvetrano; Arturo Corso, 61 anni, di Salemi, Gaetano Bacchi, 88 anni, di Santa Ninfa, Maria Zina Biondo, 48 anni, Sadusky (Usa). Misura interdittiva per Giorgio Saluto, 61 anni, di Trapani.
L’inchiesta coordinata dal procuratore Alfredo Morvillo, dall’aggiunto Maurizio Agnello e dai sostituti Sara Morri, Andrea Tarondo e Francesca Urbani descrive “un’associazione a delinquere segreta” che gravitava intorno a Giovanni Lo Sciuto, indicato nel 1998 con un esposto anonimo come il finanziatore della latitanza di Matteo Messina Denaro. All’epoca, le indagini dissero che era in società con la sorella e il cognato del superboss, ma non emerse altro e il caso venne archiviato. Nel 2012, il medico di Castelvetrano era diventato deputato regionale con l’MPA, poi dopo una parentesi nell’Ncd era approdato in Forza Italia. Lo Sciuto aveva lasciato la commissione Lavoro per entrare nella commissione Antimafia, con tanto di proclama: “Cercherò di essere la sentinella alla Regione per l’intera provincia di Trapani e per Castelvetrano in particolare”.