A chiedere le dimissioni del presidente della regione Sicilia, era stato ieri il capogruppo del PD, Giuseppe Lupo, il quale, a nome del partito lo aveva proclamato a gran voce, a Sala d’Ercole. Mentre, il capogruppo del M5S, Francesco Cappello, molto più sottilmente, aveva detto: «o si libera dalle zavorre che lo frenano e scrive assieme a noi quattro riforme per salvare la Sicilia o vada a casa». Tutto questo mentre lo stesso Musumeci era a Roma, invitato da Bruno Vespa a partecipare al suo programma in onda su rai Uno.
La situazione, nel governo regionale, non è infatti delle più facili: con l’esercizio provvisorio scaduto a fine gennaio, la brusca frenata sulla legge di stabilità stoppata ieri sera dall’Assemblea che ha di fatto bocciato la norma che spalma un disavanzo di 544 milioni nel triennio, la Regione siciliana da quasi due settimane si trova in gestione provvisoria, ovvero è autorizzata solo al pagamento delle spese obbligatorie.
Ad affossare la norma sul disavanzo ieri, sono stati sei franchi tiratori della maggioranza di centrodestra: 36 voti contrari e 29 quelli a favore. Proprio il voto segreto sarebbe il motivo dell’ira funesta scatenata da Musumeci.
Dopo il ko subito per due volte consecutive ieri sera nell’esame della legge finanziaria su due articoli importanti, tra cui l’articolo 7, Musumeci è comprensibilmente arrabbiato “Il voto segreto si deve abolire, chi vuole bocciare le norme ci metta la faccia!”- così ha tuonato Musumeci contro i franchi tiratori.
Sul tavolo ci sono le dimissioni del presidente oppure, in alternativa, l’elaborazione di una strategia mirata a recuperare una solida maggioranza che in realtà non c’è mai stata. Più remota appare la possibilità di un governo tecnico con gli stessi lombardiani e il Movimento 5 stelle. u
“La gente si fida di me, non posso perderci la faccia”, ha ripetuto Musumeci al telefono in queste ore. Il governo siciliano è intriso di veleno. Ci sono gli assessori che non convincono o che non vengono digeriti da pezzi di coalizione, da Mariella Ippolito a Edi Bandiera e ci sono i gruppi che si sentono sottorappresentati come i lombardiani che vogliono pesarsi alle Europee e che vogliono contare sul proprio bacino elettorale alzando un pò il tiro. Una delle soluzioni sarebbe “partorire” un escamotage per congelare i soldi dovuti allo Stato, ovvero circa 280 milioni di euro. Una sfida per non rovesciare quel famoso tavolo tanto in bilico