Palermo, circa la figura e il suolo di Matteo Messina Denaro nella mafia siciliana, da anni ormai si susseguono ipotesi. Una delle tesi che sembra farsi avanti è quella di un suo ridotto coinvolgimento nell’organizzazione mafiosa, tanto che l’Avvocato Domenico Trinceri inizia così la sua arringa: “Messina Denaro non ha più alcun ruolo nell’organizzazione e che quindi è defilato, non lascia tracce, non partecipa alle riunioni, non ha strategie criminali, gli affiliati non rendono conto a lui. Signori della Corte, non sono parole mie, ma di un autorevole investigatore, il questore di Palermo, Renato Cortese. Se le avessi pronunciate io non avrebbero alcun valore, ma a parlare è il poliziotto che ha arrestato Bernardo Provenzano”.
Messina Denaro è o no il loro capo? “Ce lo spieghino”, dice Trinceri. L’intervista di Cortese non è l’unica per la verità a tracciare la figura di un latitante che si è defilato. Una ricostruzione che, indagini alla mano, non sembra discostarsi dalla realtà finora conosciuta. Qualche settimana fa, però, la Procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio di Messina Denaro. Lo vuole processare in qualità di capomafia “dell’intera provincia di Trapani e in tutta la Sicilia occidentale”. È lui che “ha impartito direttive anche attraverso rapporti epistolari e costituito il punto di riferimento mafioso decisionale in relazione alle attività e agli affari illeciti più importanti gestiti da Cosa nostra nella provincia di Trapani ed in altri luoghi della Sicilia”.