Atmosfere retrò eppure prepotentemente attualissime quelle respirate ieri pomeriggio alle Distillerie Bianchi di Marsala. Ospite d’eccezione proprio lui che incarna l’erede dell’autore del famoso libro letto in tutto il mondo. Gioacchino Lanza Tomasi ha incontrato gli studenti del “Vincenzo Pipitone”, la scuola media promotrice di un bel progetto che ha permesso ai giovanissimi alunni delle seconde e terze classi di avvicinarsi ad un “romanzo psicologico” prima ancora che storico come ha più volte sottolineato il figlio dell’autore. Il principe ha infatti ribadito la valenza forte ed introspettiva di analisi profonda che permea tutto il romanzo.
L'”Operazione Gattopardo” è iniziata l’anno scorso proprio nelle aule del “Vincenzo Pipitone” dove i giovani alunni hanno iniziato a studiare il periodo storico in cui è ambientato il romanzo, ovvero un post Risorgimento ancora imbrattato di battaglie e di sangue in una terra che ha appena visto il passaggio dell’eroe garibaldino e dei suoi mille picciotti in camicia rossa.
Gli studenti hanno consultato l‘archivio storico di Marsala dove sono custoditi alcuni importanti documenti che testimoniano la presenza di Garibaldi del suo piccolo ma determinato esercito. Durante le scorse vacanze estive hanno letto il romanzo e ieri pomeriggio, indossando abiti in voga in quel periodo, hanno letto alcune delle pagine più rappresentative del romanzo incarnando i protagonisti della vicenda. La bella Angelica, il corteggiatissimo e rivoluzionario Tancredi, l’annoiato principe Fabrizio Salina, l’arricchito don Calogero hanno così preso vita nei volti e nei corpi dei giovani studenti intrattenendo il numeroso pubblico presente in un adelle salette messe a disposizione da Claudio Bianchi, patron della casa vinicola omonima.
Il principe Gioacchino Lanza Tomasi, figlio adottivo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, mandò il manoscritto del libro alle case editrici dopo la morte dello scrittore. Clamoroso fu il rifiuto della Einaudi che in quel periodo, nel 1957, aveva come punto di riferimento per l’analisi dei manoscritti lo scrittore Elio Vittorini il quale rifiutò il Gattopardo e lo rifece rispedire al mittente. La Feltrinelli, un anno dopo, pubblicò il romanzo che, come sappiamo, ebbe successo mondiale anche grazie alla trasposizione cinematografica di Luchini Visconti che ne immortalò le vicende in un film che ha fatto la storia del Cinema. Ecco l’intervista rilasciata in esclusiva per il nostro giornale dal principe Lanza Tomasi:
Quale messaggio può ancora dare questo romanzo ambientato all’indomani dell’Unità d’Italia ai giovani che ancora lo leggono e che, come abbiamo visto oggi, con una simbiosi totale e sorprendente ne incarnano i personaggi?
“Non è facile, mi creda, recitare con tanta disinvoltura così come hanno fatto loro. La lingua usata da Tomasi di Lampedusa nel romanzo è la stessa che lui utilizzava solitamente per parlare. Si tratta di una lingua siciliana nobile, che rivela la cultura ma anche la siciliniatà dell’idioma, nel suo costrutto, nella sua tipica espressività. Il romanzo venne criticato per lo stile in netta contrapposizione con la cosiddetta scrittura di pagina, distinta, ben fatta”.
Anche Luigi Pirandello usa una lingua parlata, apparentemente semplice ma piena di allocuzioni colte, con brusche virate nella psicologia attenta dei personaggi. A suo padre piaceva questo autore?
“Mio padre adorava gli artisti siciliani, in modo particolare Verga, Pirandello e Brancati. Una volta mi disse che Pirandello era l’uomo più intelligente che avesse mai incontrato. Era capace di analizzare nei suoi libri i personaggi in modo eccezionale anche usando un linguaggio parlato appunto”.
Principe, lei stasera ha anche presentato la ristampa del Gattopardo. Cosa c’è di nuovo nel romanzo?
C’è una pagina che amo moltissimo e che mio padre dimenticò di inserire nel manoscritto. le leggo uno stralcio: uno dei primi segni della riconquistata serenità di don Fabrizio fu dunque la ripresa dei suoi fraterni e forti rapporti con Bendicò. Di nuovo potè ammirarsi lo spettacolo dell’uomo gigantesco che andava a spasso per il giardino insieme al cane colosso. Il cane sperava di insegnare all’uomo il gusto dell’attività gratuita, di inculcargli un pò del proprio dinamismo. L’uomo avrebbe desiderato che la bestia attraverso l’affetto potesse apprezzare se non proprio la speculazione astratta almeno il piacere dell’ozio ornato e signorile. Nessuno dei due, s’intende, riusciva a niente ma erano contenti lo stesso perchè la felicità consiste nel cercare gli scopi e non raggiungerli , almeno così si dice…..”
L’incontro si è concluso con le accattivanti note del valzer scritto da Giuseppe Verdi per la contessa Clara Maffei,opera rimasta nll’oblio per anni fino a che, Nino Rota non lo scovò in alcuni scaffali e lo propose al grande Visconti. I ragazzi, in abiti d’epoca hanno volteggiato e almeno per qualche minuto, sono stati “gattopardi”
Tiziana Sferruggia