Violenza, sopraffazione, bullismo: l’attualità è costellata purtroppo di questi tre argomenti che, in sintesi, però, una una matrice comune, ovvero la coercitiva volontà di qualcuno che si crede forte e che, pertanto, deliberatamente sceglie di togliere o limitare oltremodo la libertà altrui. Su questi temi si è dibattuto moltissimo. L’attenzione dei media è costante e molti films o spettacoli teatrali focalizzano l’attenzione proprio su questo, sulle vessazioni psicologiche perpetrate dai più forti e subite dai più deboli.
Un regista ed attore marsalese, Massimo Licari, particolarmente sensibile a questo argomento, ha arrangiato uno spettacolo, scritto da Titti Giannino e
adattandolo per il teatro,che parla proprio di violenza. “Come calzini spaiati” andrà in scena il 22 e il 23 novembre al Teatro Eliodoro Sollima.
Il 22 e il 23 novembre alle ore 10 verrà messo in scena per gli studenti mentre il 23 sarà, oltre che matinè, anche serale, ovvero alle ore 21. Uno spettacolo forte e delicato al tempo stesso e che preme l’accento sulla tutela di chi non ha la forza di liberarsi dalle grinfie fisiche e psichiche del proprio aguzzino.
Abbiamo intervistato il regista Massimo Licari,presidente dell’Associazione “Skenè” non nuova a questo genere di sensibilità nei confronti di chi si trova assoggettato e in una posizione di disagio. Un uomo sensibile e attento, uno a cui piace mettere il dito nella piaga affinchè nessuno stia in silenzio e che ama dare la voce a chi non ce l’ha.
Massimo Licari, di cosa parla il tuo spettacolo?
“Di donne e di violenza. Le due protagoniste sono due donne appartenenti a ceti sociali diversi che subiscono violenza domestica. Queste donne decidono di suicidarsi e si ritrovano, per caso, entrambe su un ponte con l’intenzione di buttarsi nel fiume. Non hanno fatto però i conti con la loro coscienza”
Come e in che modo agisce questa coscienza in un contesto “estremo”?
“Alle due aspiranti suicide pare normale raccontarsi le loro storie personali prima di farla finita. Mentre parlano però non si accorgono che un clochard ha sentito tutto. Quell’uomo vive sotto il ponte prescelto dalle due donne come trampolino per il loro insano gesto e, suo malgrado, sente tutto il dolore che trapela dai loro racconti. Non può fare a meno di intervenire e di indurle a ragionare, a riflettere cioè su quanto hanno in proposito di fare, di compiere cioè un gesto da cui non si ritorna, irrimediabile appunto”.
Riuscirà nel suo intento questa coscienza che veste i panni sbrindellati di un clochard?
“Si, certo! Per fortuna il rinsavimento ci sarà. Come sempre, basta riflettere per poi fare la scelta giusta”.
Il tema è la violenza domestica e le vittime sono due donne, una benestante e l’altra povera, a dimostrazione che il ceto sociale non è nè un incentivo nè un deterrente. Lo spettacolo parla proprio di questo, no?
“Devo ammettere che il testo iniziale parlava prevalentemente di questo ma io ho voluto modificarlo e riadattarlo perchè mi sembrava più opportuno allargare il concetto di violenza che, come vediamo quotidianamente, si estende in modo impressionante e tracima nell’omofobia, nella xenofobia e nel bullismo. Ho voluto lanciare un messaggio positivo affinchè le vittime denuncino e poi intraprendano un percorso e siano aiutate a superare questo momento di difficoltà. Bisogna aiutarle a rompere il muro del silenzio, ecco”.
E’ uno spettacolo che “fa del bene” a tutto tondo, no?
Sì, in effetti è così. Parte dell’incasso sarà devoluto alle associazioni marsalesi che si occupano di violenza. Collaboriamo con Anna Maria Bonafede e la psicologa Maria De Vita. Ci siamo messi in gioco già l’anno scorso quando è uscito il mio mediometraggio “Mai più Veronica” che parla di una ragazza che subisce violenza. Una storia ambientata negli anni ’50 nella quale i genitori, per vergogna, decidono di allontanarla dal paese. Questa ragazza, torna a casa dopo la morte del padre e pur trovandosi dinnanzi alla sua tomba, non riesce a perdonarlo. E’ una storia vera. La ragazzina a 16 anni, cacciata via da casa, amando il padre in modo viscerale, non riuscirà mai più a far pace con lui. Invocherà la Madonna affinchè Lei possa perdonarlo. Vecchie ferite mai rimarginate insomma”.
Chi sono le attrici protagoniste? Chi interpreta il clochard?
Eleonora Bongiorno e Loredana Salerno nel ruolo delle due protagoniste. Francesco Di Bernardo è il clochard. Le altre attrici sono Susanna Giacalone, Cristina Ottoveggio e Ileana Abate. La Giacalone si occupa anche delle coreografie. Tutti gli attori dell’associazione Skenè” hanno vissuto in modo toccante tutta la vicenda anche grazie agli incontri con il Maestro Tony Colapinto della Shakespeareacademy di Palermo.
Con lui abbiamo fatto un percorso emozionale e questo ci ha consentito di tirar fuori da noi, personaggi che non ci aspettavamo. Si chiama metodo Stanislavskij, l’immedesimarsi in modo totale e totemico nel personaggio fino a diventare quel personaggio stesso. Emozione su emozione, un retaggio infinito”.
Il messaggio c’è ed è forte. La paura dell’orco può e deve essere vinta denunciandolo e mettendo fine così alle sopraffazione e alla violenza.
Appuntamento al Sollima di Marsala il 22 e il 23 novembre, ai matinè dedicati agli studenti e al pubblico alle ore 21.
Tiziana Sferruggia