Ieri si è riunito il direttivo della camera penale di Marsala deliberando l’adesione allo stato di agitazione indetto dalla giunta dell’Unione Camere Penali Italiane il 31 ottobre scorso .
Nella delibera della giunta nazionale si legge : “presa visione del testo dell’emendamento presentato alla Camera dei Deputati da esponenti del M5S, rileva e denunzia, l’ inaudita gravità della riforma che con esso si intenderebbe introdurre nel nostro codice penale. In sostanza l’eventuale approvazione di tale abnorme emendamento, che nemmeno distingue tra sentenza assolutoria e sentenza di condanna, darebbe luogo, con la conclusione del giudizio di primo grado, ad una pendenza teoricamente infinita sia della sentenza di condanna, sia della impugnazione da parte del Pubblico Ministero della sentenza di assoluzione. Ciò in spregio manifesto dei principi del giusto processo e della sua ragionevole durata sanciti dall’art. 111 della Costituzione.”
Attraverso una nota ufficiale, la camera penale di Marsala, a firma del suo presidente avv. Giacomo Frazzitta, dichiara: “La prescrizione è un baluardo della nostra civiltà giuridica, che è diretto a dare un limite temporale alla giustizia, affinché un cittadino sappia se è colpevole o innocente. In primo luogo va chiarito, che per i reati gravi, mafia, rapina, estorsione, stupefacenti, è previsto un tempo apprezzabilmente lungo per la prescrizione, anche oltre 20 anni, contrariamente a quanto le fonti di informazione hanno veicolato in questi giorni. In secondo luogo, invece, tale riforma comporterebbe, tra le altre cose, anche un infinito allungamento dei tempi di giustizia per i reati minori come ad esempio la guida in stato di ebbrezza e altri reati denominati “contravvenzionali”, con la conseguenza di far permanere il cittadino, per lo più giovane, infinitamente in attesa di un giudizio, con una vita bloccata. Chi indossa la toga, e lo fa nell’interesse dei cittadini e nel rispetto della costituzione, non può accettare una tale inciviltà contro natura avallando la riforma della prescrizione che condanna il cittadino innocente o colpevole che sia, ad un processo infinito. Seguendo il mutevole umore del popolo si rischia una deriva totalitarista che travolge i nostri principi costituzionali, conquistati con il sangue dei partigiani e conduce i valori costituzionali, fondanti la base della civile convivenza, verso approdi distanti dai principi del giusto processo sanciti dall’art. 111 della Costituzione . Così facendo allora bisognerebbe, anche, chiedere le dimissioni del magistrato che ha esercitato l’azione penale ogni qual volta si avrà un’assoluzione e risarcire il cittadino non colpevole per aver subito un ingiusto processo anche senza aver ricevuto nessuna restrizione della libertà o tecnicamente misura cautelare, ma seguire gli umori di un popolo, sia nella prescrizione, che nelle altre volontà, vuol dire tradire il mandato che si riceve, poiché chi amministra il governo deve farlo nell’interesse dei superiori principi costituzionali e nel rispetto delle regole della convivenza civile che sono la risultante di secolari confronti ed equilibri che vanno salvaguardati”.