Il ministero della Salute avrebbe sbagliato i calcoli, ovvero, rispetto al fabbisogno reale di medici, hanno bandito meno posti per accedere alle facoltà di Medicina e Chirurgia. Gli aspiranti al “camice bianco” che hanno sostenuto i test di ammissione e che sono stati bocciati all’esame, possono tornare a sperare, in quanto, per ben oltre mille si riaprono le porte dell’università. Trecento aspiranti ripescati soltanto in Sicilia.
Il Consiglio di Stato ha dunque accolto gli appelli cautelari promossi dallo studio legale Leone-Fell, con il patrocinio degli avvocati Vaiano e Vergerio.
I legali hanno fatto appello allo squilibrio fra numero di medici necessari e il calcolo fatto da parte del Ministero che invece ha fornito un numero meno elevato, precludendo, di fatto, il numero degli accessi agli studenti nelle facoltà di medicina.
I giudici del massimo organo di giustizia amministrativa hanno accolto la tesi dei legali e hanno aggiunto, nella motivazione della sentenza che “è necessaria una realistica ed accurata proiezione previsionale circa il fabbisogno di medici nelle varie specialità per gli anni a seguire, anche al fine di scongiurare le prevedibili (e previste) prossime carenze del numero dei medici, pari a quelle in atto nel numero di infermieri del Servizio sanitario nazionale”. Nella pronuncia si dice anche che “il numero degli studenti da ammettere per l’anno accademico in riferimento è sensibilmente (ed indiscutibilmente) maggiore di quello calcolato negli atti impugnati”.
Ai posti inizialmente banditi dal ministero (9.100 unità) dovranno aggiungersi sia quelli derivanti dal nuovo calcolo del numero di studenti in corso in regola con gli esami da sostenere per ciascun anno accademico, sia quelli banditi per gli studenti extracomunitari, ma non utilizzati.