E’ stato archiviato il procedimento penale che lo vedeva accusato di associazione mafiosa. Per il mercante d’arte internazionale, il castelvetranese Gianfranco Becchina, decade dunque la pesante accusa. La decisione è stata presa da Antonella Consiglio, Giudice dell’Udienza Preliminare del Tribunale di Palermo su richiesta della stessa direzione distrettuale antimafia. Gianfranco Becchina era stato accusato da numerosi pentiti di avere fatto parte di “Cosa Nostra” e in particolare di avere commercializzato opere d’arte e reperti archeologici di inestimabile valore storico archeologico provenienti da furti e scavi clandestini.
I proventi sarebbero stati destinati al superlatitante castelvetranese Matteo Messina Denaro. Lo avevano riferito alcuni pentiti tra cui anche Vincenzo Calcara. Secondo quanto raccontato al PM Carlo Marzella, i reperti archeologici provenienti dagli scavi clandestini sarebbero stati trasferiti illegalmente in Svizzera.
La base era Basilea, dove lo stesso indagato era titolare di una galleria d’arte. Il PM della direzione distrettuale antimafia Carlo Marzella ha chiesto l’archiviazione del procedimento penale in quanto le dichiarazioni dei pentiti non avevano trovato un riscontro nel corso delle indagini.
Lo stesso Becchina aveva dichiarato di non aver mai acquistato reperti archeologici provenienti dalla Sicilia tantomeno dalla provincia di Trapani e di non avere mai conosciuto Matteo Messina Denaro, né i suoi familiari e di essere stato in più occasioni, negli anni passati, vittima di danneggiamenti e di furti.