Dieci luglio 1943. Sono passati 75 anni dallo sbarco degli americani in Sicilia, più precisamente nel tratto di costa che va da Licata, passa per Gela e Scoglitti fino ad arrivare a Siracusa. Con il nome in codice “Operazione Husky”comportò un dispiego di uomini e mezzi non indifferente. Possiamo dire che si trattò della prima grande operazione anfibia ( terra mare) messa in atto dalle truppe angloamericane durante la seconda guerra mondiale. Dopo aver vinto ed espugnato il nord Africa, le truppe alleate posero il loro obiettivo nei confronti della Sicilia considerata, e a ragione, la porta d’Europa.
Il 9 luglio scattò la prima fase del piano Husky con il lancio dei paracadutisti, 1500 militari della Prima Divisione Aviotrasportata Inglese e 3.400 dell’82^ Aviotrasportata Americana.
Alle 2 e 45 del 10 luglio scattò l’ora H del D-Day: precedute dal fuoco navale, circa 180.000 uomini guidati dal generale George Smith Patton e da Bernard Law Montgomery sbarcarono rispettivamente nella parte sud-occidentale (Licata, Gela e Scoglitti) e in quella sud-orientale dell’isola (Golfo di Noto). Il successo venne garantito dalla forza di fuoco garantita dai cannoni sistemati sulle navi e dal fattore “sorpresa”. L’11 luglio però, a Gela,
le truppe italo-tedesche misero seriamente in difficoltà gli Alleati al punto che Patton diede l’ordine di reimbarco, ma grazie al fuoco dell’incrociatore Savannah, poté respingere i difensori, e consolidare la testa di sbarco.
Non va dimenticato e va dato il giusto merito al tributo di sangue che il popolo siciliano pagò durante quel periodo a causa dei bombardamenti subiti precedentemente e successivamente l’inizio dell’operazione militare vera e propria.