Sono 6 le famiglie che si sono costituite parte civile al processo che vede imputati sia l’ideatore del “metodo stamina”, Davide Vannoni, la biologa Erica Molino e la palermitana Rosalinda La Barbera. Fra queste vi è anche la famiglia di un medico trapanese che si è costituita parte civile in quanto ha pagato le infusioni senza averle mai ricevute, circa 27.000 euro. I tre, Vannoni, Molino e La Barbera, avrebbero organizzato anche i viaggi della speranza a Tbilisi, in Georgia.
I reati ipotizzati dal procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo sono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla somministrazione di farmaci dannosi per la salute. L’avvocato di Vannoni ha precisato che «La Big Tech non ha potuto far fronte alle richieste di cure, ma soltanto perché il governo georgiano ha bloccato l’attività, per questo, la linea difensiva è «di un rimborso, non di un risarcimento, sia ben chiaro. Da un punto di vista morale, ci sembra giusto cercare di dare ristoro a persone che hanno impegnato risparmi o hanno sostenuto finanziamenti per una cura che non siamo stati in condizioni di offrire, come pattuito».
Le richieste di risarcimento sfiorano i 600 mila euro.