Meno 90%. Un calo terribile, verticale, inarrestabile. Da quaranta rotte si è passati a 4. Una situazione di declino che ha delle ripercussioni negative per il nostro territorio già duramente provato dalla crisi economica ancora in corso. Una sostanziale crescita economica si era avuta con la piena attività aeroportuale di Birgi, negli anni passati ovviamente, prima che si riducesse a questa triste icona in perdita che è oggi. Abbiamo intervistato l’ex presidente Airgest Salvatore Ombra, “il dittatorello”,soprannome strameritato affibbiatogli dai dipendenti dell’aeroporto per la sua assoluta dedizione al lavoro, all’ordine e sopratutto alla sua capacità di controllare tutto e di far si che ognuno svolgesse al meglio le proprie mansioni. Ombra, imprenditore di successo, leader in un’impresa che esporta gruppi elettrogeni in tutto il mondo, la nostrana Ausonia srl, mentre parla si torce le mani. E’ arrabbiato per il trend negativo del “suo” aeroporto come ancora, quasi paternamente, lo definisce e oltre a fare un’attenta analisi della situazione, suggerisce qualche accorgimento per rialzare la testa e ripartire con l’orgoglio che dovrebbe contraddistinguere la nostra classe politica. Ombra, laureto in economia e commercio, è vicepresidente dell’Ausonia srl, azienda di famiglia in cui è presente stabilmente dall’aprile del ’90, è responsabile area amministrazione e finanza e risorse umane, è stato presidente Airgest dal al provincia regionale di Trapani dal luglio 2006 al luglio 2007.
Salvatore Ombra, dai toni usati in qualche sua dichiarazione pubblica, emerge rabbia e rimpianto per il declino in cui versa l’aeroporto “Vincenzo Florio” di Birgi di cui lei è stato presidente per quasi 5 anni e che proprio in quegli anni ha registrato una crescita esponenziale. Ci spieghi perchè si sente così emotivamente coinvolto.
«Sono stato l’altro giorno in aeroporto. É un pianto. Mi si stringe il cuore a vederlo ridotto così. É spettrale. Se io fossi l’amministratore di quell’aeroporto farei, in questo momento, i capitomboli al contrario per la situazione in cui versa. I tappetini che sono all’ingresso li ho comprati io. Li volevo con la scritta Airgest e così è stato
. Eppure, sono transitati da quei tappeti milioni di persone e da allora non sono mai stati cambiati, si rende conto? Si consumano a casa e vuole che non si consumino in un luogo di così grande transito? Eppure, anche se logori e sporchi, sono ancora quelli. I cestini che ho fatto mettere io sono un ammasso di ruggine. Sono una vergogna a vederli. Non c’è nessun amministratore di quell’aeroporto che non si accorga dello stato pietoso in cui versano le cose? All’ingresso del “Vincenzo Florio”, proprio appena inizia il parcheggio ci sono due auto abbandonate lì da almeno 12 anni. Le ho fatte spostare io in quel posto per sistemare il manto stradale del parcheggio. Non si potevano rottamare e allora ho deciso di metterle in attesa di una decisione definitiva. Non faccio più il presidente Airgest da 7 anni e le ho fatte mettere lì 5 anni prima, dodici anni esatti. Se si entra nei bagni dell’aeroporto si ha l’esatta condizione dello status quo. Sono in condizioni pietose. Ci sono diverse lampade fulminate e per sostituirle non ci vogliono milioni di euro. Dove sono il personale di manutenzione, il personale dell’interno, il direttore del personale, il presidente e il direttore generale? Possibile che nessuno si accorga della situazione?»
Con chi ce l’ha Ombra? Lei è molto critico e fa nomi e cognomi.
«Io ce l’ho con le cose che non funzionano e con chi non fa il proprio dovere a prescindere da chi ha in mano le redini del comando. Do merito a chi fa le cose per bene ma non posso non criticare chi se ne frega. Angius
(attuale presidente Airgest ndr) lo conosco da anni ed è un mio caro amico ma io non posso non dire che la struttura al momento non funziona. Se lei mi chiede di chi è la responsabilità io le rispondo che è di chi finora ha avuto il potere di farle funzionare e non l’ha fatto. É facile scaricare la responsabilità sugli altri. Io non ho mai agito a scarica barile, mi sono sempre assunto l’onere delle scelte. A chi dice che la mia è stata solo fortuna io rispondo che se uno lavora ad un obiettivo e lo fa seriamente e credendoci, i risultati arrivano. Io stavo in aeroporto dal lunedì alla domenica. Venivo in azienda, qui all’Ausonia, e poi andavo a Birgi e controllavo tutto. Facevo il giro dell’aeroporto per vedere persino le piante erano state innaffiate e se cartacce erano state raccolte. C’era un posto chiamato “la curva di Ombra”. Era un posto nel quale si accumulava la polvere e la immondizia quando soffiava un certo vento. Io pretendevo che fosse spazzato continuamente. La pulizia è importante, è il primo biglietto da visita per chi arriva».
Certo, ma oltre alla pulizia ci vuole la gestione. Cosa è mancato in questi anni?
«Se io avessi detto no ad alcune innovazioni la crescita che c’è stata sotto la mia presidenza non ci sarebbe stata. Quando ho firmato il primo contratto mi tremavano i polsi perchè impegnavo l’aeroporto, impegnavo la provincia impegnavo la regione ed era una responsabilità grandissima. Grazie a questo abbiamo fatto il salto di qualità e quantità in quegli anni. Il fatto che non ci sia nessuno in questa provincia capace di far eun bando e lo debba relegare a Ragusa è una vergogna in termini».
Cosa ne pensa del protocollo di intesa firmato dai dodici sindaci all’aeroporto di Birgi che apre le porte finalmente al bando per sbloccare il “Vincenzo Florio”?
«O si fa un ragionamento di prospettiva o non si va da nessuna parte. I soldi messi a disposizione da parte della regione, (17 milioni ndr) servono a vivacchiare per i prossimi 3 anni, a far ripartire Birgi a incrementare i voli. Ma se non si comprenderà in questo triennio cosa si vuole fare dopo, da grandi, si ripresenterà lo stesso problema. Palermo, come molti altri aeroporti, ha dei limiti fisici, cioè oltre un certo numero di arrivi e partenze non può andare. Oltre i 7 milioni non può andare, questa è la verità. Ci vuole pertanto un sistema aeroportuale regionale che consenta una collaborazione fra gli aeroporti,che non significa una preminenza sull’altro ma una sinergia che consenta di accogliere i turisti in tutta la Sicilia. Questo bando se si farà con una gestione seria del comarketing dove i comuni intervengono in maniera significativa dato che la ricchezza prodotta da una compagnia aerea si ripercuote e si ripartisce su tutto il territorio, centrerà l’obiettivo. I 24 comuni della provincia devono mettersi in testa che la promozione turistica va fatta insieme. Se continuano ad operare in stile “singolo staterelllo” non si sarà mai competitivi. Il campanilismo, becero, stupido, inutile, non porta niente a nessuno. Non ci sarà crescita. A tutto questo vanno aggiunte la pulizia, la sicurezza e le infrastrutture. In questo modo il nostro territorio sarà imbattibile. Non ci manca nulla. Abbiamo la possibilità di vincere su tutti i fronti, clima, cultura, engastronomia, paesaggio. Insomma tutto quello che serve per un progetto ad ampio respiro. Questo avevo fatto io da presidente Airgest quando ho cercato di convincere i sindaci per attuare questo progetto ma allora i tempi non erano maturi, ragionavano ancora in termini di preistoria.».
Una ricetta vincente quale potrebbe essere?
«Prendiamo quello che hanno fatto Pisa e Firenze o gli aeroporti lombardi e anche quelli pugliesi. Se si ragiona in termini di sistema, si vince. Le faccio un esempio. Se apre un nuovo stabilimento della Ausonia da un’altra parte non è che faccio chiudere questo. Uno stabilimento non fagocita l’altro, anzi bisogna lavorare perchè crescano entrambi. Se non facciamo questo, Birgi continuerà a sopravvivere per il prossimo triennio ma alla fine di questo tempo, ci ritroveremo con l’aeroporto costretto a fare i conti con la sua piccola realtà e gli altri aeroporti continueranno a schiacciarsi fra loro nella lotta per la sopravvivenza. Pantelleria è a gestione ENAC si potrebbe fare in modo di attuare un sistema consorziale fra i tre aeroporti della Sicilia Occidentale».
Eppure, i comuni hanno dato forfait e non hanno versato i 4 milioni promessi non appena saputo dell’intervento sostanzioso della Regione. Erano soldi proveniente dalla tassa di soggiorno che i comuni avevano stanziato per il comarketing.
«Vede, se io le dico che bisogna iniziare proprio dalla classe politica, sbaglio? mi riferisco proprio a questo. La politica deve creare le condizioni di sviluppo e pensare e operare in prospettiva. Oltre a questo, la politica deve cominciare a ragionare in termini di qualità altrimenti siamo destinati al fallimento come Paese. La gente continuerà a votare “contro” e non ci sarà crescita. Le forze sane di questo territorio devono mettersi d’accordo per un progetto comune di vero cambiamento. Purtroppo, quando una persona non ha capacità organizzative, imprenditoriali e manageriali, la prima cosa che fa, sa quale è? si butta in politica. Quando non ha un mestiere ben preciso, se ne crea uno di sana pianta, che è quello del politico appunto. E’ una follia. Si gestisce la res pubblica, la cosa più importante che esista, con assoluta incapacità organizzativa. Ci vogliono capacità, competenze ed attributi che io non riconosco in molti esponenti politici.
Non ci dobbiamo dunque stupire del voto di protesta dato che la classe politica di questi ultimi anni ha guardato sempre alle prossime elezioni, facendo scelte di corto respiro e senza prospettiva.
«E chi si stupisce? è un voto che nasce dallo scontento popolare, dall’assoluta inadeguatezza della classe politica che guarda solo al proprio bacino elettorale da cui attingere voti. credo nel rinnovamento ma con persone valide però. Non ci sono più le vecchie scuole di politica e oggi assistiamo ad una grande improvvisazione in un momento storico in cui si richiede a gran voce la competenza, la specializzazione, come è conciliabile tutto questo? si va avanti solo per slogan e con posizioni che certamente non fanno onore a chi li fa. Non si può essere populisti senza consistenza, senza concretezza».
Lei parla da imprenditore. Un imprenditore deve prevedere i tempi, anticipare le esigenze del mercato intercettare i gusti che cambiano e avere pronta l’offerta. Non è così?
«Infatti è così. Pochi imprenditori a causa di questo continuano ad investire in Italia. Noi invece crediamo nel nostro Paese e abbiamo fatto grandi investimenti proprio per questo. Vogliamo continuare a crescere e prova ne è la prima posa di un nuovo stabilimento dell’Ausonia proprio qui dietro.Quattromila metri quadrati, una struttura significativa. Ma quanti imprenditori continuano a farlo, quanti restano a produrre in Italia?»
Esiste una possibilità che l’aeroporto torni ad essere al centro della nostre attività territoriali?
«Una sola è la possibilità. Occorre una visione organica e agire per promuovere un sistema aeroportuale che inciti alla sinergia. E poi, politica ed aeroporto devono agire a strettissimo gomito. Non è possibile che la politica se ne disinteressi. L’aeroporto non è che un imbuto che fa transitare nei due sensi le persone. É un cancello di ingresso verso un territorio che è quello che più ci guadagna. il turista spende sul territorio, l’aeroporto gestisce il traffico e la regione è la macchina che muove tutto. Se questo non lo si capisce torneremo a strapparci i capelli perchè l’aeroporto va di nuovo male e perchè Palermo continua ad avere il suo traffico. Per di più non c’è un unico referente con cui discutere. Due aeroporti vicini come quello di Birgi e Punta Raisi sono rivali. É assurdo. Non dovrebbero essere concorrenti a 130 km di distanza con l’autostrada che direttamente porta dentro il capoluogo. Dovremmo prendere spunto dagli altri aeroporti italiani. Pisa ce l’ha fatta eppure era nelle nostre stesse condizioni».
Cosa ne pensa di Andrea Caldart ovvero del patron della Peoplefly?
«Peolplefly l’avevo già incontrata prima di diventare presidente Airgest ed era un piccolissimo operatore che millantava la possibilità di fare voli.
Adesso speravo che fosse cresciuta e invece non è così. Non c’è nessun accordo perchè non ci sono le condizioni di fare voli,non c’è alcun sottostante. Non può certo fare concorrenza alla Ryanair che ha oltre 400 aeromobili ed è la prima compagnia in Europa ed è la prima compagnia aerea per traffico in Italia. Ha un sistema così consolidato che la stessa Easyjet non va negli aeroportI dove c’è Ryanair, non si vuole scontrare con quel mercato».
Avere Ryanair su Birgi è stato un grande volano che poi si è anche rivelato un boomerang, un limite? Non avendo concorrenti, non si tende a ricattare? Si crea monopolio lo sa meglio di me, Ombra.
«Non è così e le spiego subito perchè. Io ho partecipato a 4 ruz, ovvero le fiere dove le compagnie incontrano gli aeroporti. Funziona così: tu come aeroporto dai la disponibilità ad alcune compagnie e ci si incontra. Si depositano le offerte nei vari box e poi si discute. Quando ho visto che c’era un solo volo per Pisa. in uno di questi ruz ho incontrato Ryanair e ho cercato di far capire la bontà di questo territorio e gli ho esposto la mia volontà di farlo crescere proponendo loro di volare al Vincenzo Florio”. Loro mi hanno compreso prima di certi politici che pure vi sono nati e hanno accettato la mia proposta a volare verso Pisa. Da lì è iniziato tutto e allora mi dica una cosa, come si fa a contestare un format mondiale come quello di Ryanair? Funziona perchè è snello, efficace, pragmatico. E’ un format copiato dalla Nordwest americana ed è vincente. Ryan è la compagnia più vantaggiosa perchè anche se chiede nei territori secondari, come del resto le altre compagnie, un comarketing, garantisce anche un certo volume di traffico perchè la variabile prezzo per loro è secondaria rispetto ai coefficienti di riempimento dell’aeromobile. Le altre compagnie non sono più a buon mercato e non danno le stesse garanzie. Se Ryan promette 2 milioni di passeggeri, se non raggiunge questo risultato, paga penale, cosa che non avviene con le altre. Credo che non sia vero il fatto che non siano state cercate altre compagnie aeree anche se c’era Ryanair. Ai miei tempi li ho cercati anche io. Alitalia chiedeva un comarketing così alto da non essere conveniente».
Tempi d’oro, Ombra.
«Eravamo arrivati ad avere su Birgi 4 velivoli Ryanair stazionati in aeroporto Questo significa avere 75 persone impiegate per ogni velivolo. Moltiplicate 75 per 4. Erano tutte persone con impiego stabile e garantito che potevano vivere bene e spendere. E’ ricchezza per il territorio. Quando c’ero io, Birgi era la seconda base in Italia per numero di velivoli Ryan dopo Roma naturalmente ma di Roma ce ne è una sola. Da Birgi si poteva raggiungere qualsiasi luogo in Europa. Uno splendido collegamento».
Secondo lei Ryanair si è smarcata da Birgi?
«Non è così. Si è smarcato Birgi da Ryan e non il contrario. Nel 2011, io ero ancora presidente, voleva mettere il quinto velivolo e la politica di allora e l’azionarato di allora non erano d’accordo. Questo fu il vero motivo per cui io me ne andai. Da lì iniziò la discesa inesorabile fino ad oggi. Non hanno creduto nell’investimento perchè questo significava mettere dei soldi e un impegno della politica e dei privati. Il territorio doveva dare una mano e non l’ha data. E’ stato un errore che paghiamo ancora adesso».
Allora Ryanair non se ne sarebbe mai andata senza questo atteggiamento?
«Ryan è il miglior pirata che esiste sul mercato europeo. Sanno fare benissimo il loro mestiere e sono consapevoli del volume di fuoco che hanno e delle loro capacità .Sono la compagnia aerea più ricca che produce utili in Europa. Se non va bene Trapani si spostano su Palermo, tanto a loro che cosa cambia? Palermo paga fior di milioni di euro per farla restare, lo sa? Hanno il coltello dalla parte del manico. Se non ci sono velivoli i passeggeri con cosa partono? L’aeroporto è un punto di arrivo e di partenza. Il resto lo fanno i mezzi».
Dove sbaglia la politica locale secondo lei?
«Si preferisce fare una sagra in più che investire veramente sul territorio. Questo crea bacino elettorale ma non crea sviluppo e ricchezza per tutti. La sagra delle lumache ad esempio serve a chiedere appoggio come risarcimento per quelle poche migliaia di euro che il comune ha messo a disposizione. Questo significa avere visione corta, nessuna pianificazione per il futuro, nessun afflato in prospettiva. Quando ho cominciato con Ryan per me era una lotta continua con Palermo. Io dovevo dimostrare la nostra forza. Palermo inizialmente non ha creduto nel valore di avere Ryanair come compagnia e l’ha bistrattata. Io li ho corteggiati e sono venuti da noi. Ho visto bene io e ne vado fiero. La ricchezza fu subito evidente, il territorio se ne avvantaggiò immediatamente. Ci siamo svenati per alimentare questo traffico pur di far ricadere a pioggia i proventi sull’intera provincia. L’aeroporto in quel caso si indebolì ma non avevo l’appoggio politico ed economico del territorio necessario e cosa dovevo fare? Andai avanti lo stesso. Mi sono imbattuto in persone incapaci di vedere i benefici tangibili e di appoggiare questo vero progetto di risanamento e di crescita. Che rabbia».
Tiziana Sferruggia