L’accoltellamento era avvenuto due giorni fa per futili motivi a Trapani lo scorso 12 giugno (leggi qui)
Alessio Li volsi, 20 anni, trapanese,
durante una lite in un bar aveva accoltellato il coetaneo Fabio D’Aguanno intervenuto per mettere fine alla discussione che lo stesso Li Volsi stava avendo con un’altra persona. Li Volsi aveva sferrato alla gola di D’Aguanno un fendente con un coltello ferendolo gravemente. Successivamente si era liberato del coltello che è stato ritrovato dai carabinieri.
Si tratta di un coltello denominato “Rasoino Catanese”, tipico strumento utilizzato,
nel recente passato, dai barbieri siciliani. Nelle frasi dette al Comandante del NORM ed ai
suoi militari, subito dopo il fermo, Li Volsi aveva appellato il coltello utilizzato come “Me
frate” –mio fratello ndr-, ma l’arma non era stata ritrovata per le errate e svianti indicazioni
fornite dal fermato. Ieri, dopo l’interrogatorio di convalida del fermo effettuato in carcere, i
Carabinieri riuscivano a raccogliere fondamentali elementi che permettevano di rinvenire e
sequestrare il coltello che Li Volsi, appena prima del suo fermo, aveva occultato presso
la casa della nonna materna, proprio a dimostrazione del forte legame che aveva con
quell’arma bianca, legame così forte (quasi fraterno, per l’appunto) da non volersene
disfare nemmeno dopo la commissione di un delitto così efferato.
Con il ritrovamento dell’arma utilizzata per la commissione del delitto i Carabinieri hanno
aggiunto l’ultimo pezzo che mancava alla ricostruzione del già grave quadro indiziario a
carico di Li Volsi