Nel blitz di ieri, scattato alle prime luci dell’alba (leggi qui) che ha coinvolto buona parte dei comuni del trapanese, durante la perquisizione che la polizia ha effettuato in un possibile nascondiglio usato dal super boss castelvetranese latitante dal ’93, Matteo Messina Denaro,sono stati trovati pizzini e documenti che attestano la presenza del boss nelle zone limitrofe alla sua città natia.
Un passo avanti dunque nella cattura di quella che oramai è diventata la “primula rossa” introvabile e che invece pare si trovi nelle vicinanze di Castelvetrano. Sono 17 gli indagati nella maxi operazione condotta dalla polizia e disposta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. Fra questi fiancheggiatori di cui si avvarrebbe il padrino di Castelvetrano, ci sarebbero un ex primario di chirurgia dell’ospedale di Castelvetrano, Francesco Burrafato, 76 anni, a cui sono stati sequestrati un pc e un tablet. Denunciato anche l’imprenditore edile Marco Giovanni Adamo a cui la Dia di Trapani, in passato, gli ha sequestrato beni per oltre 5 milioni.
Marco Giovanni Adamo e il figlio Enrico Maria
avrebbero beneficiato del sostegno del boss latitante e avrebbero ottenuti appalti anche fuori provincia grazie all’aiuto della mafia. Ieri sono state passate al setaccio case rurali, locali, magazzini, garage a Partanna, Mazara del Vallo, Santa ninfa, Salaparuta e Campobello di Mazara.
Tiziana Sferruggia