venerdì, Novembre 15, 2024
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Mafia,duro colpo al clan dei Lo Piccolo: 12 condanne confermate dalla Cassazione

Boss e gregari affiliati a cosa nostra erano finiti in carcere nell’ambito dell’inchiesta “Addio pizzo 5” nel dicembre del 2010 e ieri, la Cassazione ha confermato 12 delle 25 condanne emesse in Appello.

Un duro colpo è stato inflitto al clan palermitano dei Lo Piccolo, Salvatore e Sandro, padre e figlio che in Appello erano stati condannati a 30 anni di reclusione e che non hanno potuto fare ricorso in Cassazione perchè per loro, il verdetto era definitivo. Nello specifico, Salvatore Baucina, è stato condannato a 17 anni in continuazione, Anello Cusimano, a sei anni e mezzo, Nicolò Cusimano, dovrà scontare 10 anni e mezzo come Fabio Daricca, Francesco Paolo Di Piazza,ha avuto 12 anni e Vito Mario Palazzolo,16 anni. Nunzio Serio ha avuto 19 anni e 6 mesi, il pentito Francesco Giuseppe Briguglio, 4 mesi in continuazione, Pietro Cinà,18 anni in continuazione, Giovanni Corrao,5 anni e 2 mesi, Lorenzo Di Maggio,13 anni e Giuseppe Enea,4 anni e 2 mesi.

Tutti sono accusati di estorsione e danneggiamenti. In pratica, vessavano gli imprenditori e i commercianti del comprensorio palermitano che però li hanno denunciati.

Salvatore D’Anna ha avuto annullata la condanna con rinvio. In Appello gli erano stati inflitti 12 anni. Annullate, con rinvio alla corte d’Appello per il ricalcolo della pena le condanne per Mario Biondo, Pietro Bruno, Giuseppe Lo Cascio, Giuseppe Di Bella, Michele Acquisto, Gaspare Messina, Filippo Lo Piccolo e Domenico Ciaramitaro.

Risarcite le parti civili. All’imprenditore Vincenzo Rizzacasa sono stati restituiti i beni precedentemente sequestrati dato che era stato accusato di collusione mafiosa.

Risarciti anche la Presidenza del Consiglio e il ministero dell’Economia, la Presidenza della Regione siciliana, l’Area di sviluppo industriale, le associazioni Antiracket e antiusura, il Fai, la Lega delle cooperative, Solidaria, Libero Futuro e Addiopizzo, il Centro Pio La Torre, Confcommercio, Confesercenti, Confindustria e gli imprenditori che si erano costituiti parte civile contro il racket così come i Comuni di Capaci, Cinisi, Terrasini e Isola delle Femmine.

 

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