Appena qualche giorno fa, per l’esattezza venerdì 16 marzo, la Procura di Palermo e la guardia di finanza avevano disposto ed eseguito un sequestro di 151 mila euro ai danni dell’ex PM Antonio Ingroia, a cui oggi è stato disposto anche il sequestro di una villa nelle campagne di Calatafimi. Il sequestro del denaro era scattato per via delle indagini a carico dell’ex magistrato, il quale rivestendo il ruolo di amministratore della società partecipata Sicilia e-Servizi si sarebbe affibbiati uno stipendio ed una liquidazione superiori a quanto dovutogli. Ingroia sarebbe accusato anche di aver gonfiato i rimborsi spese. Nei conti bancari sequestrati all’ex magistrato però, non ci sarebbero stati abbastanza soldi e pertanto, la Procura ha disposto anche il sequestro della villa.
L’ex magistrato ha commentato il provvedimento con queste parole: «Ho appreso ancora una volta dalla stampa del sequestro della casa di campagna. Se la notizia è vera chiedo immediatamente alla procura di Palermo il dissequestro dei miei conti correnti, quello mio personale e quello dello studio. Per quella abitazione avevo ricevuto una proposta di acquisto per un milione di euro. Immobile che non venderò mai al quale sono affezionato, visto che si tratta della terra e abitazione della mia famiglia. Se non saranno dissequestrati i conti correnti è evidente che c’è un accanimento nei confronti del mio lavoro, dei miei assistiti perché il rischio concreto e che io non possa più lavorare». Ingroia era stato nominato amministratore della partecipata dal governo Crocetta e si sarebbe auto liquidato con una indennità di 117 mila euro, troppi secondo la valutazione dei magistrati che ora lo accusano. Ingroia si sarebbe anche garantito un rimborso di 34 mila euro per spese di trasferimento da Roma, dove vive, a Palermo, dove aveva sede la società partecipata.