Nel gennaio del 2016, tre dei suoi dipendenti lo accusarono di lavorare in nero e di percepire in termini di stipendio molto meno di quanto “meritassero” e oggi, in un’udienza presso il Tribunale di Marsala dove si sta svolgendo il processo a suo carico, i tre ex dipendenti, ammettono di non ricordare quanto dichiarato in precedenza. Giuseppe Bonafede, 58 anni, marsalese, panificatore ed ex presidente dell’Associazione panificatori della città è imputato in un processo con l’accusa di “estorsione in danno dei suoi dipendenti”. Bonafede, non avrebbe versato i contributi ai suoi dipendenti, i quali, avrebbero accettato questa situazione per motivi economici, ovvero spinti dal bisogno di dover lavorare e “campare la famiglia”. Le indagini presero il via all’inizio del 2016 a seguito di una denuncia da parte di una giovane dipendente che dopo aver visto disattese le promesse di una regolarizzazione della sua situazione, è stato accusata dallo stesso Bonafede di “rubare” del pane e per questo licenziata. La giovane ha asserito di essere stata denunciata perché avrebbe osato lamentarsi della situazione economica e non perché fosse una vera ladra. Secondo l’accusa Bonafede avrebbe fatto leva sul bisogno di lavoro dei suoi dipendenti e avrebbe approfittato di questo per non regolarizzarli. All’udienza di oggi, i tre maggiori accusatori però hanno mostrato di avere “memoria corta”.