La sezione di misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha emesso un provvedimento di sequestro di beni per il cinquantaseienne Tommaso Catalano. I beni sequestrati ammontano a circa 600 mila euro. Per gli investigatori è l’uomo di fiducia dei boss del mandamento mafioso di Porta Nuova ed era “utilizzato” per detenere il commercio della droga rifornendosi nei mercati della Campania. Catalano, pluripregiudicato, era finito in carcere nell’operazione “Panta rei”, insieme ad altre 38 persone, ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi. Tommaso catalano era aiutato dal figlio Pietro che, come lui, si occupava di far arrivare la droga dal napoletano. Entrambi
gestivano la rete di vendita, il procacciamento della clientela, l’importazione della sostanza stupefacente dalla Campania e il mantenimento dei contatti con i fornitori. Catalano dichiarava pochi euro al fisco ma il suo tenore di vita era alto. La moglie aveva acquistato due immobili a Palermo e una villetta a Trabia, attività incompatibile con il regime di povertà assoluta dichiarato.