La Direzione Investigativa Antimafia di Trapani, coordinata dal pm Francesco Lo Voi e dal sostituto Geri Ferrara, ha disposto un sequestro di beni al noto commerciante di opere d’arte, Gianfranco Becchina, 78 anni, di Castelvetrano. Becchina è titolare anche di un importante oleificio e di molte attività commerciali. Fra i beni immobili posseduto dall’imprenditore c’è anche il castello Bellum Vider costruito nel 1200 per ospitare l’imperatore Federico II, a cui sono stati posti i sigilli da parte della DIA.
Becchina è stato titolare in passato di una galleria d’arte a Basilea, in Svizzera e si è occupato anche di commercio di cemento oltre che essere esportatore di olio in tutto il mondo. Becchina si sarebbe arricchito commerciando con i reperti archeologici trafugati da tombaroli assoldati dalla mafia che hanno razziato il sito di Selinunte. Secondo alcuni collaboratori di giustizia, ci sarebbe stato proprio l’anziano patriarca Francesco Messina Denaro dietro il furto dell’Efebo di Selinunte, statuetta di grandissimo valore prima rubata, negli anni sessanta e poi recuperata. Ad accusarlo i pentiti Rosario Spatola, Vincenzo Calcara, Angelo Siino, Giovanni Brusca e Francesco Geraci.
Già nel ’92, Spatola e Calcara lo hanno indicato come uomo vicino al clan mafioso di Campobello e Castelvetrano. Nell’ 87, a Mazara del Vallo, Becchina costituì l’ ATLAS CEMENTI S.r.l., una ditta dedita alla produzione di cemento.