Al Complesso San Domenico si è tenuta la lettura scenica del nuovo libro dello scrittore Salvatore Mugno intitolato “Il prof terrone”, edito da Morgana. Il volume racconta la storia del primo anno di insegnamento di un docente siciliano in un Istituto Tecnico nella bergamasca. La storia è ambientata in un periodo storico preciso, ossia in piena rivoluzione leghista, con un docente arrivato dal sud che si imbatte in tutta una serie di situazioni a volte ridicole, altre volte tragiche o tragicomiche. Il prof. terrone, dal canto suo, è un personaggio bizzarro, che porta con sé il suo bagaglio di nevrosi, di vizi, di tormenti sia fisici che esistenziali, ed è “costretto” a confrontarsi con gli studenti e ad essere sottoposto al loro giudizio, ad iniziare dall’inflessione dialettale. Il protagonista della storia è stato ben rappresentato dall’attore Francesco Vitale che ha letto alcune pagine del libro assieme a Claudia Parrinello. La regia è stata curata da Max Di Bono. Il regista ha portato in scena due voci che rappresentano, in realtà, lo stesso protagonista della storia che da un lato racconta di sé e dall’altro osserva se stesso e la sua vita, un espediente che lo porta a riflettere e a guardare le cose con il giusto distacco consentendogli, in questo modo, di superare le difficoltà e di sorridere anche delle proprie “sfortune”.
Salvatore Mugno, che alcune settimane ha ricevuto un riconoscimento alla carriera per la sua attività trentennale nell’ambito della seconda edizione del “Premio Mazara Narrativa Opera Prima”, ha scelto una maniera originale per presentare la sua nuova fatica letteraria, un modo che ha certamente coinvolto e incuriosito il pubblico a leggere il romanzo. Una storia in cui potranno rivedersi i tanti docenti siciliani che negli anni sono emigrati al nord per lavoro, che parla di frustrazioni e preconcetti, sensazioni che può vivere in realtà ogni essere umano quando si imbatte in situazioni e contesti di vita differenti. L’autore ha scelto come foto di copertina del libro un dipinto di Magritte in cui vengono riprodotte due sedie di dimensioni totalmente differenti. Mugno ha spiegato di avere fatto questa scelta proprio perché ha ritrovato molte analogie tra il suo scritto ed il significato del dipinto dell’artista surrealista: la duplicità delle cose, così come della vita che può essere vista, pure agli occhi di un insegnante, con sentimenti di smarrimento e sgomento ma anche con un risvolto positivo, di fede e speranza.