Anche il sacerdote eritreo Mussie Zerai, che da anni lavora con la sua Agenzia Habeshia per salvare i migranti che cercano di attraversare il Canale di Sicilia, al centro delle indagini della Procura di Trapani. L’ipotesi di reato è di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che ha già portato al sequestro della nave Juventa della Ong tedesca Jugend Rettet. Il fascicolo è stato aperto il 24 novembre 2016.
A fare il suo nome agli inquirenti, sarebbero stati i due addetti della security imbarcati a bordo della nave Vos Hestia di Save the children che hanno rivelato l’esistenza di una chat segreta tra i team leader a bordo delle navi umanitarie. Don Mussie Zerai da anni vive in Italia ed è il punto di riferimento per tanti eritrei che affrontano il viaggio verso l’Europa. Per questo, nel 2015, è stato candidato al Nobel per la Pace.
Secondo quanto riferito dai due testimoni, il sacerdote che riceveva le comunicazioni dai migranti imbarcati sui gommoni dei trafficanti, avrebbe fatto da tramite con i membri delle Ong segnalando giorno, ora e posizione delle imbarcazioni da soccorrere.
Padre Zerai, con la sua agenzia di informazione Habeshia, definita “il salvagente dei migranti”, offre assistenza telefonica ai migranti in partenza, stimolando l’intervento delle autorità nei luoghi in cui si trovano imbarcazioni in difficoltà.
Don Zerai si è detto stupito del fatto che nonostante le indagini fossero iniziate più di otto mesi fa, l’avviso di garanzia gli sia stato notificato un paio di giorni fa annunciando di voler fare chiarezza sulla vicenda. Anche per questo motivo è rientrato a Roma dall’Etiopia dove si trovava. Padre Mussie si è detto comunque sereno sostenendo di aver sempre agito perché spinto dal desiderio di salvare più vite umane. «In passato – ha detto -, ricevevo moltissime telefonate ogni giorno. Oggi ne ricevo molte meno. Non saprei dire perché. So solo che io mi sono sempre mosso in buona fede per aiutare chi si trovava in pericolo. L’obiettivo è sempre stato umanitario. Nulla di più».
La Procura di Trapani indaga anche sulla ong tedesca Jugend Rettet, di cui ha sequestrato la nave Juventa, ma padre Zerai ha già fatto sapere di non aver mai avuto contatti con essa; ha ribadito di aver agito sempre alla luce del sole e in piena legalità. “Confermo che, nell’ambito di questa attività – che peraltro conduco da anni insieme ai miei collaboratori – ho inviato segnalazioni di soccorso all’Unhcr e a Ong come Medici Senza Frontiere, Sea Watch, Moas e Watch the Med. Prima ancora di interessare le Ong- ha precisato-, ogni volta ho informato la centrale operativa della Guardia Costiera italiana e il comando di quella maltese.