Il 22 maggio dell’anno scorso, nelle campagne mazaresi di contrada Biancolidda, da alcuni contadini, venne ritrovato il corpo completamente carbonizzato di Cristian Maftei, rumeno di 38 anni. L’uomo venne identificato dai carabinieri del RIS di Messina solo grazie all’esame del dna tanto era irriconoscibile per le conseguenze del fuoco. Il corpo del rumeno fu ritrovato a 800 metri dall’azienda agricola dei fratelli Giuseppe e Vito Signorello, sita in contrada Fiocca e le indagini si diressero proprio nella direzione dell’azienda dei fratelli mazaresi. I carabinieri scoprirono così che all’interno delle loro serre venivano coltivate circa 9000 piante di cannabis e in un magazzino adiacente, i militari trovarono inoltre circa 33 chilogrammi di marijuana già essiccata. Le ulteriori perquisizioni rivelarono anche la presenza di un fucile calibro 12 e una pistola calibro 38. Maftei venne ucciso perché nella notte fra il 15 e il 16 maggio del 2016, insieme ad altri quattro complici, tutti rumeni, stava tentando di rubare alcune piante di cannabis proprio dalle serre dei fratelli Signorello. I quattro sopravvissuti, scampati alle fucilate, si recarono dai carabinieri per denunciare l’accaduto e da lì partirono le indagini. Secondo l’accusa, a sparare e a centrare in pieno Maftei fu Giuseppe Signorello, che aveva deciso di vigilare armato sulla piantagione dopo avere subìto alcuni furti. Dopo avere ucciso il romeno, il presunto omicida, per disfarsi del cadavere, chiese ausilio al fratello Vito e a due suoi operai, entrambi rumeni, i quali, bruciarono appunto il corpo. I due rumeni complici sono Ionut Stoica, 27 anni, e Gheorghe Florian, di 28, cognati e incensurati e accusati “solo” di occultamento di cadavere e coltivazione di canapa indiana. Il pubblico ministero Antonella Trainito ha chiesto per Giuseppe Signorello 20 anni di carcere e l’imputato,difeso dagli avvocati Paolo Paladino e Walter Marino, è l’unico ad avere chiesto il rito abbreviato. Signorello è accusato dell’omicidio di Maftei e di occultamento di cadavere. I familiari della vittima, genitori e tre figli minori, si sono costituiti parte civile. A rappresentarli è l’avvocato Maria Adriana Giacalone, che ha chiesto il sequestro “conservativo” dei beni dell’imputato.