E’ morto in un letto dell’ospedale “Vittorio Emanuele II” di Castelvetrano, a seguito di una malattia, il vecchio boss reggente del mandamento di Mazara del Vallo, potente fortino di Matteo Messina Denaro. Vito Gondola Aveva 79 anni ed era stato messo a capo della cosca mazarese proprio dal padrino castelvetranese alla morte di Mariano Agate. Gondola, inteso “coffa” si occupava della gestione dello scambio dei pizzini ed era stato arrestato dai poliziotti delle squadre mobili di Palermo e Trapani nel 2015 nell’ambito dell’Operazione Ermes ma la sua posizione venne stralciata per problemi di salute. Era poi stato scarcerato ed era tornato a casa ma a seguito della malattia, era stato ricoverato in ospedale. Famoso per la sua furbizia, ufficialmente allevatore di pecore, incontrava i suoi accoliti nelle sue due masserie della campagna mazarese vicine alle pale eoliche piazzate lì accanto per disturbare le eventuali intercettazioni ambientali. «Ho la sudda pronta» (la sulla è la tipica pianta dai fiori rossi che si dà alle pecore) «ci sono le cesoie da molare», «bisogna tosare le pecore», «il formaggio è pronto da ritirare», «ho attaccato lo spargi concime», «ti ho messo la ricotta da parte, passi più tardi?». Queste alcune delle frasi usate da Gondola per depistare gli investigatori e che servivano per annunciare ai picciotti che c’erano pizzini da ritirare. Il nome di Vito Gondola compare negli atti giudiziari fin dagli anni ’70, protagonista di importanti sequestri compiuti dalla banda Vannutelli, ai danni di Nicola Campisi (1 luglio 1975), di Luigi Mariano (23 luglio 1975) e dell’esattore siciliano Luigi Corleo (17 luglio 1975). Aveva commentato la collaborazione con gli inquirenti di Lorenzo Cimarosa come ” una pisciata fora du rinale».