Il giudice Nicola Aiello sta processando 40 boss di Borgo Vecchio e questo crea, per gli assetti criminali della zona, una stato di fermento generale. Uno dei vecchi boss del quartiere palermitano,Giuseppe Dainotti, 67 anni, scarcerato tre anni fa è stato ucciso in via D’Ossuna, alla Zisa, con un colpo di pistola alla nuca alla vigilia della strage di Capaci e questo è stato interpretato come un messaggio. Ma se Aiello si occupa delle investigazioni e degli ordini di arresto, il giornalista Salvo Palazzolo si occupa della divulgazione delle notizie, fa da cassa di risonanza insomma e questo, pare che abbia turbato i boss che non amano il clamore, i riflettori accesi insomma. E’ molto eloquente il tono usato nella lettera anonima indirizzata al giornalista di Repubblica.
«Diteci a quel crasto di Salvo Palazzolo di finirla cu Borgo Vecchio e a quell’altro cornuto del suo amico Nicola Aiello diteci di tenersi basso a settembre, asinnò l’abbassamo noi». A settembre è prevista la sentenza di Aiello contro i mafiosi dei Borgo. Appena qualche giorno fa, ignoti avevano disegnato sulla porta dell’ufficio del giudice Aiello una croce.
L’Ordine dei giornalisti di Sicilia ha espresso “la più piena solidarietà” a Salvo Palazzolo, “nella certezza che il tentativo di intimidirlo sarà da lui completamente ignorato e che continuerà a fare il suo lavoro senza risentire di condizionamenti. Gesti come quelli indirizzati contro Salvo – si legge in una nota dell’Ordine – sono dettati, infatti, dal livore e dai timori nutriti nei confronti dei cronisti, che non sono mai da soli, perché hanno al proprio fianco le testate per cui scrivono e tutti i colleghi che condividono la stessa voglia di informare e di fare sempre e comunque il proprio dovere”.