La notizia pubblicata stamattina su Repubblica.it a firma di Salvo Palazzolo è di quelle forti: Graviano intercettato in carcere nell’ora d’aria mentre parla (ma diremmo meglio”sussurra”) con un compagno di detenzione, non sapendo di essere ripreso da una telecamera nascosta, parla di Berlusconi e della cortesia che lo stesso gli avrebbe chiesto per entrare in politica senza troppi impedimenti: “Nel ’92 già voleva scendere… voleva tutto, ed era disturbato, perché era… acchianavu (sono salito, ndr)… nei… con quello….lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi, lui mi ha detto: ci vorrebbe una bella cosa”. La notizia come dicevamo è di quelle che aprono scenari inquietanti, ovvero da queste parole sembra emergere un ruolo di mandante delle stragi del’92/93. Ecco perché i verbali sono stati già trasmessi, tramite la direzione nazionale antimafia, alle procure di Caltanissetta e Firenze, che si occupano delle indagini sulla stagione delle bombe mafiose.
Ma c’è di più, il boss di Brancaccio si confida con il compagno di galera, il camorrista Umberto Adinolfi,anche lui rinchiuso nel carcere di Ascoli Piceno e continua accusando Silvio Berlusconi di averlo per così dire ” tradito”. Uno stralcio dell’intercettazione infatti riporta quanto segue:” “Trent’anni fa, 25 anni fa, mi sono seduto con te, giusto è? Pezzo di crasto che non sei altro, ma vagli a dire com’è che sei al governo, che hai fatto cose vergognose, ingiuste. Ti ho portato benessere, poi mi è successa una disgrazia, mi arrestano, tu cominci a pugnalarmi. Per cosa? Per i soldi, perché tu ti rimangono i soldi… dice, non lo faccio uscire più e sa che io non parlo perché sa il mio carattere e sa le mie capacità. Tu lo sai che mi sono fatto 24 anni, ho la famiglia distrutta … alle buttane glieli dà i soldi ogni mese. Io ti ho aspettato fino adesso … e tu mi stai facendo morire in galera senza che io abbia fatto niente”. E Graviano ricorda anche con nostalgia la stagione in cui avrebbe intrattenuto complicità eccellenti: “Avevamo acchiappatu un paisi di chiustu ‘ni manu“. Avevamo preso un paese nelle mani. Stamattina i PM Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia, Francesco Del Bene e Vittorio Teresi hanno depositato in udienza 5000 pagine di intercettazioni fatte dal centro operativo Dia di Palermo. Il boss Giuseppe Graviano che è stato interrogato in carcere in merito a queste intercettazioni, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Lui è lo stesso che sostiene di aver concepito con la moglie il figlio nel 1996.