Può accadere che alcune viuzze siano considerate “terra di nessuno”, “luogo non luogo” in cui non entrano i carabinieri, la polizia, i vigili urbani, gli amministratori e che col tempo, queste viuzze diventino ricettacolo di sporcizia, ritrovo per i tossicodipendenti, luogo in cui si può fare ciò che si vuole senza essere disturbati dalla legge. E questo in effetti accade a Marsala, nel vicolo stazione, serpentello stretto e non asfaltato, testimone selvaggio in pieno centro dell’indifferenza delle forze dell’ordine e degli amministratori e dell’impunità dei trasgressori che lo frequentano. Ad attraversare questo malandato budello si deve fare lo slalom fra erbacce, rifiuti, tracce di vite immolate al vizio.
È un percorso accidentato che scoraggia chiunque tranne chi lo usa per mettersi al riparo da occhi indiscreti e poter vendere e consumare tranquillamente la droga. Gli abitanti della zona da tempo lamentano il disinteresse delle istituzioni e la presenza inquietante di loschi individui che specialmente al calar della sera battono il vicoletto, si nascondono in questa zona franca nella quale è possibile drogarsi indisturbati. Il vicolo stazione esiste, certo non è transitato da tutti, da molti, non è neanche una scorciatoia che taglia due strade e consente di arrivare prima, ma esiste. E queste immagini ce lo ricordano. Sono silenziose eppure urlano. Il vicolo, neanche a farlo apposta è senza uscita, ha cioè nella sua condizione, il significato vero della sua vocazione, del suo ineludibile destino. L’amministrazione non dovrebbe escludere dal circuito di pulizia delle strade i vicoli, anche quelli dimenticati, solitari, abbandonati, quei luoghi “terra di nessuno” che interessano a pochi e che però li utilizzano per vendere e consumare sostanze stupefacenti. Quello che apparentemente è sotto gli occhi di tutti è celato ai più che si ostinano a non voler vedere. Aspettiamo risposte da parte dell’amministrazione comunale che non può più eludere il degrado in cui versa il vicolo stazione in pieno centro che è un mercato di dolore e abbandono.