E’ terminata a Trapani la conferenza stampa al Comando provinciale dei carabinieri sull’operazione “visir” della notte scorsa con cui è stata decimata la cosca marsalese che fiancheggiava Matteo Messina Denaro. Da una rapida sintesi emerge che, nel corso degli ultimi anni, sono state arrestate circa 80 persone vicine al superboss castelvetranese e sequestrati beni per 127 milioni di euro. Sono stati colpi durissimi che hanno ridimensionato cosa nostra trapanese ed indebolito la fitta rete di cui si avvale il latitante per continuare a vivere protetto nel territorio. Il colonnello Russo, durante la conferenza stampa ha evidenziato la presenza della mafia nella nostra zona e ha sottolineato l’ingerenza sugli appalti pubblici che continuano a essere il fulcro dei proventi a cui attinge per autosostenersi. Un esempio per tutti è quello della tentata estorsione ai danni di un imprenditore di Partinico, titolare della ditta Billeci che ha realizzato i lavori in Piazza Matteotti, a Marsala. Billeci nel 2014, era presidente dell’associazione antiracket di Partinico ed ha denunciato le pressioni ricevute dalla mafia locale per assumere alcune persone di Marsala e di rifornirsi in alcuni impianti indicati da Michele Giacalone che chiese anche del denaro. L’imprenditore prese tempo e denunciò i mafiosi, cosa che diede il via a una serie di indagini e di intercettazioni che mise in risalto la forza e la presenza della mafia nel territorio appunto. Il dato che è emerso, senza ombra di dubbio, è la presenza di Matteo Messina Denaro sul territorio, cosa confermata anche dalla “mediazione” fatta dallo stesso per risolvere i dissensi fra Sfraga e D’Aguanno, sulla direzione del gruppo mafioso di Petrosino e sulla spartizione degli introiti. Nicolò Sfraga è omonimo ma non parente dei fratelli Antonio e Massimo, imprenditori ortofrutticoli recentemente coinvolti in una confisca di beni.