Grazioso oggetto a forma di cilindro rovesciato con manico in uso alle donne per soddisfare i bisogni corporali poichè come noto in epoche remote non esisteva ne il primo e ne secondo servizio ma bensi u rinali da tenere sotto il letto o dentro il comodino o u cantaru anziché andare nel “cacatoio” fuori dall’abitazione. Da qui il termine “pisciata fuori rinali” che quando qualcosa va ultra petita.
La ubicazione del cantaru invece generalmente si trovava in uno sgabuzzino nel cortile o in un magazzino, in un chiodo appeso al muro, dove si appendevano delle strisce di giornali o carte da pane: erano i precursori della carta igienica (ma quale scottex dieci piani di “morbitudine”) in un secchio c’era l’acqua, riciclata dalla cucina o du “vacili” (bacinella per lavarsi), per buttarla nel cesso dopo che si era svuotato il cantaro.Tale oggetto ai nostri giorni viene posto in bella mostra come soprammobile. Ah se potesse parlare. Il termine cantaro “cantrum” deriva da canna cannae e antrum che significa qualcosa di tondo . Da questo termine per la propria rotondità deriva cannolu (cannolo) dolce siciliano oppure cannata tazza col manico per il vino.
Renato Castagnetta