lunedì, Novembre 18, 2024
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Messina, sequestrati file di libri universitari, tre denunciati

I finanzieri del Gruppo di Messina hanno sottoposto a sequestro migliaia di file relativi a circa duemila testi universitari riprodotti illecitamente, oltre a centocinquanta libri stampati, denunciando tre persone alla competente autorità giudiziaria. Le Fiamme Gialle, che hanno operato unitamente a personale della S.I.A.E. di Messina, dopo una preventiva e approfondita attività investigativa, hanno individuato e sottoposto a controllo tre attività commerciali operanti nel servizio di copisteria, ubicate nel centro cittadino, nei pressi dell’ateneo messinese. Le operazioni ispettive hanno permesso di svelare un rodato meccanismo che veniva realizzato per eludere le disposizioni in materia di diritto d’autore e tributarie. Questo sistema, attraverso una serie di computer e uno scanner, permetteva di digitalizzare migliaia di testi universitari di elevato valore commerciale, alcuni dei quali composti da centinaia di pagine, che erano disponibili a richiesta da parte di compiacenti clienti. I finanzieri hanno complessivamente sottoposto a sequestro un personal computer, quattro stampanti/fotocopiatrici professionali e un hard disk, oltre a centocinquanta libri già stampati e pronti per la vendita, tra cui manuali di diritto, testi di economia, di medicina e di lingue straniere e che erano occultati all’interno dei tre locali commerciali. I file sequestrati, oltre trentamila, relativi a circa duemila testi, erano contenuti, invece, su supporti hard disk e su cartelle di lavoro all’interno dei pc, rintracciati a seguito di un’ispezione tecnica condotta dai finanzieri messinesi. L’attività si è conclusa con la denuncia alla locale Procura della Repubblica dei tre titolari di copisterie, in quanto ritenuti responsabili di aver riprodotto abusivamente opere letterarie tutelate dal diritto d’autore, in violazione dell’art. 171-ter della legge 633/1941, che prevede la multa fino a quindicimila euro e la reclusione fino a tre anni. Nei loro confronti sono state elevate anche sanzioni amministrative che vanno da un minimo di 45.000 a un massimo di 450.000 euro.

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