Abbiamo incontrato il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, che gentilmente ci ha ospitato a Palazzo delle Aquile. Con il primo cittadino abbiamo affrontato diversi argomenti, da Palermo capitale della cultura, all’integrazione degli immigrati; dalle raccomandazioni, alla gestione degli aeroporti. Proprio su quest’ultimo argomento, abbiamo chiesto ad Orlando cosa ne pensa anche dell’aeroporto di Birgi.
Sindaco, il Comune di Palermo è tra gli azionisti della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto palermitano. Come va la gestione Gesap? È destinato a fondersi con Birgi?
L’aeroporto di Birgi non ha futuro. L’unica speranza per la sua sopravvivenza è collegarsi con Palermo. Avrei interesse a non dirlo ma è evidente che è così. Una società aeroportuale ha due facce. Una faccia è quella di un’azienda che deve fare profitto e stare sul mercato e l’altra è quella di essere una porta sul territorio. Fin tanto che c’era la provincia, Trapani Birgi poteva permettersi di avere voli low cost. I voli low cost sono un lusso per i ricchi. Se non hai risorse della provincia che è stata una specie di zio d’America. La provincia dava otto milioni di euro le sembra giusto? Palermo divorerà Trapani perché Palermo si auto finanzia. Il comune non finanzia l’aeroporto la stessa cosa non avviene con Birgi. Gesap e Airgest devono fare un protocollo di intesa. Sono disposto a cedere una parte delle azioni della Gesap all’Airgest e lo stesso dovrebbero fare loro per avere una coesione e garantire l’atterraggio di jumbo per voli internazionali. Questo consentirebbe al palermitano di farsi 50 minuti di macchina per prendere un aereo a Birgi pur di prendere un aereo che lo porta a Tokio.
Con Del rio abbiamo in comune lo stesso maestro. Veniamo dalla stessa scuola dossettiana,
Secondo lei Ryanair non resterà?
Ma perché dovrebbe restare? Non ne vedo il motivo. Sono abituato a dire quello che penso. Birgi deve fare un accordo con Palermo ma non perché Palermo è cattivo e vuol mangiare Birgi ma perché sono regole di mercato.
Cosa vuole il mercato?
Quando ho chiuso il cassero alto, sono stato insultato anche dai miei parenti, dai residenti e dai commercianti. Uno di loro mi ha detto che grazie a questa mia scelta era destinato a chiudere. Io gli ho detto che era giusto. Come poteva pensare di restare nel cassero alto che è il salotto di Palermo, circuito arabo normanno con migliaia e migliaia di turisti con la luce al neon sfasciata e la macchina del caffè che non funziona?
È dura dunque la legge del mercato?
Un amministratore deve guardare al domani non può arrestare il cambiamento per favorire l’interesse di pochi. Io nei primi tre anni ho perso consensi a mai finire. Se si fosse votato in quel periodo avrei perso. Qualche fratello mi avrebbe forse votato oggi c’è la corsa a votare per me.
Ha fatto dunque scelte impopolari?
Certo, io ho pensato al domani, non all’oggi e questo è purtroppo è quello che fanno molti amministratori. Non ho un partito politico e in Italia non mi fila nessuno ma mi consolo con quello che di buono pensa di me la stampa internazionale. In Germania sono molto conosciuto. Il giornale della fondazione Bertelsmann, l’azienda multimediale fra le più importanti e conosciute al mondo, ha dedicato un articolo bellissimo definendola “ città dell’accoglienza”. Si parla di me anche, e in questo articolo c’è scritto quello che nessun organo di stampa internazionale dice, ovvero che a me dato che non ho nessun partito politico che mi appoggi, non mi si fila nessuno, pazienza, mi consolo con la stampa internazionale.
Palermo è un esempio nel mondo per equilibrio finanziario e cultura dell’accoglienza. Quando un giornalista tedesco mi ha chiesto quanti migranti ci fossero a Palermo io ho risposto, nessuno. Chi viene a Palermo diventa palermitano. È un ex migrante. La mia prima delibera fu quella di approvare la cittadinanza onoraria a tutti quelli che risiedono a Palermo. Così come i regali di Spagna anche i migranti.