Il vice presidente vicario dell’Ars Antonio Venturino, il senatore di Sinistra Italiana Francesco Campanella e l’Avvocato Francesco Menallo hanno denunciato alla Corte dei Conti e alla Procura della Repubblica di Palermo le presunte “anomalie” riscontrate nell’avviso 8 della Formazione professionale, di cui sono state sbloccate le graduatorie.
Le attività sarebbero dovute iniziare la prossima primavera, ma la mancanza di chiarezza ed il sospetto di violazione delle apposite norme hanno spinto i componenti dell’Ars ha mobilitarsi per far sospendere tutto.
Queste, a tal proposito, le dichiarazioni di Venturino: «Faremo presenti alle autorità competenti l’assoluta mancanza di chiarezza che abbiamo riscontrato nelle assunzioni negli enti, nelle procedure di accreditamento che vengono regolarmente violate e nella rendicontazione. L’Avviso 8 è la riproposizione peggiorativa dell’avviso 20 e contiene numerose violazioni di legge».
Venturino e Campanella, nel presentare l’esposto, si sono avvalsi della collaborazione dell’avvocato Menallo.
«Le numerose violazioni di legge nell’Avviso 8 si ripercuoteranno anche sulla sostanza del servizio. Sono stati ammessi, ancora una volta, in violazione delle norme sull’accreditamento, bypassate con una circolare assessoriale, soggetti imprenditori anche in forma associativa – afferma Venturino di concerto con Campanella e Menallo – versando nelle loro casse veri e propri aiuti di Stato ed escludendo, quindi, non foss’altro che per l’inevitabile conseguente scivolamento in graduatoria, soggetti no-profit invece legittimati a svolgere i corsi, consentendo loro il recupero dell’Iva e dei costi vivi in genere, in quanto scaricabili dalle imprese e non dai soggetti no-profit».
Per Campanella ci sono i presupposti per investire della vicenda: «La Procura e la Corte dei conti, saranno gli inquirenti a stabilire se i nostri sono solo sospetti oppure si tratta di effettive irregolarità». «All’Ars – ha detto il senatore Campanella – non c’è mai stata una opposizione forte, specie su settori fondamentali come quelli della Formazione. Se questa opposizione è vuota, non resta che affidarci alla Procura, per fare in modo che qualcuno verifichi se questi sono solo dei dubbi senza fondamento o se ci sono delle vere violazioni di legge. E investiremo della questione non solo i magistrati ordinari, ma anche i magistrati contabili».
Nella nota dell’Ars, Venturino, Campanella e Menallo dichiarano: «Si è affermato che la Comunità Europea, con regolamento 1303/2013, avrebbe reso non necessaria la rendicontazione, accontentandosi di controlli in itinere sul regolare svolgimento dei corsi: ciò non corrisponde al vero, giacché una cosa è la determinazione del finanziamento (mediante costi unitari standard uguali per tutti), altra cosa è il sistema di controllo della spesa con la conseguente restituzione delle somme non utilizzate od impropriamente utilizzate. Il piano non è stato approvato dalla Commissione regionale per l’impiego, come prevede la legislazione in vigore, e la Cri non è stata ricostituita nonostante sia un organismo in vigore».
Inoltre «Il nucleo di valutazione dei progetti è stato composto non rispettando le vigenti norme di legge (prevalenza di membri esterni alla pubblica amministrazione); lo stesso organismo si è diviso in tre sottocommissioni, dando luogo a valutazioni difformi; parrebbe altresì che vi sia stata una tempistica eccezionalmente breve per esaminare ciascun progetto, così come progetti identici avrebbero avuto punteggio difforme. Non sarà possibile prevedere il reimpiego del personale licenziato dagli organismi affidatari in quanto non sono state rispettate le regole della legge regionale 24/76 né quelle della legge regionale 25/93 né le circolari attuative, tra cui la 10/94, né l’allegato 12 al CCNL di categoria – aggiungono -. L’albo del personale che si pretenderebbe di utilizzare, difatti, non è quello della legge regionale 24/76 bensì è un albo aperto, a cui tutti gli operatori si possono iscrivere, anche dopo la scadenza temporale del 31 dicembre del 2008».
Tra le anomalie segnalate anche le norme sull’accreditamento, segnatamente in materia di caratteristiche dei locali adibiti alle attività e ai corsi e non, che sono state ristrette ed allargate in modo privo di criterio ed allargando le destinazioni d’uso imposte dalla vigente normativa urbanistica e catastale, in violazione di norme primarie. A tal proposito, Venturino, Campanella e Menallo affermano in una nota: «Ancora adesso, valutate le superiori criticità, si rimane convinti che una soluzione al problema del personale rimasto senza attività e senza sostegno al reddito possa rinvenirsi, nel disegno di legge 1106/2015 o in sue possibili integrazioni, mediante la pratica dell’avvalimento, istituto giuridico comunitario che consentirebbe il passaggio diretto ed immediato di personale da un ente ad un altro nel rispetto del principio comunitario dell’obbligo di destinazione dei fondi impegnati».
Sull’attivazione di un piano per la formazione professionale nel rispetto delle leggi vigenti: «Da due anni è fermo al Tar della Sicilia un ricorso per class action nei confronti dell’amministrazione regionale, in alternativa si chiede l’invio di un commissario ad acta – ha sottolineato Menallo, che lo ha presentato su mandato del Movimento Difesa del Cittadino -. Faccio appello al Tribunale a trattarlo, mi si dica pure che è sbagliato ma si dia una risposta – ha aggiunto Menallo – E’ stato un percorso abbastanza complicato perché diverse associazioni dei consumatori pur condividendo il merito dell’azione avendo dato all’inizio la propria disponibilità, alla fine si sono defilati perché hanno avuto problemi di schieramento politico».
Infine, Venturino, Campanella e Menallo hanno sottolineato che «Una soluzione al problema del personale rimasto senza attività e senza sostegno al reddito possa rinvenirsi nel DDL 1106/2015 od in sue possibili integrazioni, mediante la pratica dell’avvalimento, istituto giuridico comunitario che consentirebbe il passaggio diretto ed immediato di personale da un ente ad un altro nel rispetto del principio comunitario dell’obbligo di destinazione dei fondi impegnati».