sabato, Novembre 23, 2024
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Casa di Venere: Il coraggio delle donne

«Accogliamo tutte le donne maltrattate vittime di violenza e le restituiamo la vita sospesa».Parlano Francesca Parrinello e Caterina Martinez presidente e vice del centro antiviolenza “ la casa di Venere” in prima linea nella difesa dei diritti femminili
Alle botte, agli insulti, al disprezzo che denigra, ferisce e graffia, spesso si aggiunge il ricatto psicologico. La mente viene smembrata, fatta a pezzi da parole dure, taglienti, feroci. E spesso dalle parole si passa ai fatti, dalle minacce all’atto compiuto. E a essere smembrata non è soltanto la mente ma il corpo femminile, il corpo della donna vittima di violenza.
Ci vuole coraggio. Per prendere coscienza di sé, per guardarsi allo specchio e riconoscere che si è vittima, per chiamare un centro antiviolenza, per andare alla polizia e denunciare il marito, il compagno, il maschio cattivo. Ci vuole coraggio a cambiare vita perché è difficile girare pagina e andare fino in fondo. Lo sanno benissimo Francesca Parrinello e Caterina Martinez abituate ad ascoltare le donne vittima di violenza e a rispondere alle chiamate al numero 338 541 5985 accesso h24.
“Noi siamo un centro antiviolenza e diamo assistenza legale e psicologica gratuita a tutte le donne che vogliono fuggire dalla violenza a cui sono sottoposte. E’ un tunnel quello che vivono e il percorso che intraprendono è tortuoso e non privo purtroppo di ripensamenti ma a questo siamo pure abituate. C’è bisogno di tempo, e i tempi sono spessi dilatati a tratti interminabili, ma sono le donne a decidere in questo percorso accidentato che presenta molti ostacoli. Sono poche le donne che riescono ad uscirne fuori. Se una donna ha subito per 20 anni violenza fisica, verbale e psicologica, ha bisogno di una grande forza interiore che la sorregga nella scelta difficile di liberarsi dall’assoggettamento che col tempo diventa quasi uno status quo, l’unica vera vita possibile da vivere. Purificare la mente da ogni tipo di sottomissione e cominciare a immaginare di potere vivere una vita “diversa” è da forti e il cambiamento fa sempre paura, appare come un salto nel vuoto e senza paracadute. Spesso si preferisce restare in una situazione di sottomissione e violenza ma che si percepisce come stabile, già conosciuta pur di non affrontare l’ignoto che un cambiamento anche se positivo porta con sé. Ed è proprio in quel momento che il centro violenza manifesta tutta la sua forza e la sua presenza, sorreggendo e supportando le donne in una scelta comunque difficile. Le donne temono sempre la violenta reazione del maschio e temono di non essere tutelate abbastanza dalle forze dell’ordine anche se in questi 4 anni di presenza a Marsala, la casa di Venere ha collaborato attivamente e con ottimi risultati con la Polizia”.
Hanno aiutato moltissime donne che dopo aver esposto denuncia decidono di lasciare il marito o il compagno violento.
Francesca Parrinello ha scelto di ricalcare il modello vincente siracusano dove ha appreso le regole e le norme comportamentali per assolvere al meglio il difficile ruolo di presidente di un centro che per sua natura tratta temi così delicati. Nel 2009 è andata a Siracusa ad imparare direttamente da una femminista storica, la giornalista Raffaella Maugeri attivista del movimento negli anni di lotta per i diritti delle donne, amica di Emma Bonino, battagliera esponente del femminismo italiano. In quegli anni importanti, la Storia del movimento era tutta da scrivere e i diritti delle donne tutti da affermare.
La casa di Venere fa parte di una grande rete che si riallaccia al coordinamento donne siciliane che si estende su tutta la Sicilia in cui convergono 70 centri antiviolenza e 20 case rifugio a indirizzo segreto.
“Aiutiamo le donne in pericolo. Quelle che decidono di cambiare vita possono farlo e sono tutelate in tutto. Nel giro di un’ora sono condotte in un posto segreto lontano dal loro luogo di provenienza, accolte da avvocatesse, psicologhe e pedagogiste che le aiuteranno nel percorso difficile della post denuncia. Le case rifugio sono convenzionate con alcune attività commerciali come librerie, panifici e negozi di abbigliamento che le offrono un posto pagandole con borse lavoro di circa 600 euro mensili. Dare alle donne la possibilità di lavorare ed essere indipendenti rappresenta la svolta. Per lo più si tratta di donne che non hanno mai lavorato e che hanno sempre dipeso totalmente dal maschio economicamente che ha centellinato i soldi per tenerle sotto ricatto.
Le situazioni più complicate sono quelle in cui ci sono ovviamente minori anche se la loro presenza attiva un canale preferenziale per sottrarli al regime di violenza a cui sono sottoposti. L’equilibrio dei bambini va sempre tutelato.
Il maschio non regge solitamente l’abbandono. Il maschio violento non riesce ad elaborare l’abbandono e questo è il risultato di una difficile crescita emozionale che non gli consente di gestire la nuova situazione di solitudine. Alla resilienza, ad assorbire l’urto senza rompersi forse le donne sono più abituate per questo sarebbe opportuno già nelle scuole elementari impartire l’educazione sentimentale, il rispetto cioè dell’altro con conseguente riconoscimento della parità di genere.
Questo eviterebbe al maschio di avvertisse il disagio forte che lo porta a sopprimere la causa di tutto quel dolore incomprensibile. La donna invece negli ultimi anni si è evoluta e ha capito che la sopportazione e il silenzio non sono più valori tipici del suo sesso e non li considera più una virtù. Da parte sua l’uomo non può restare indietro perché la crescita per essere sana e recepita da entrambi deve avvenire di pari passo.
Quando la donna prende coscienza di sé, del proprio valore e delle proprie possibilità, diventa consapevole e sceglie. Ma questo non basta. La politica dovrebbe mostrare maggiore interesse e sensibilità, finanziando i centri antiviolenza che spesso vivono soltanto dei proventi dei loro tesserati. In Sicilia, soltanto due centri, uno a Palermo ed uno a Catania, su ottanta, sono riconosciuti come tali e ottengono finanziamenti. Da quattro anni “ la casa di Venere” aiuta le donne senza porsi il problema dei soldi, anzi ha sopperito alla mancanza di una vera e propria sede ospitando ed accogliendo nel laboratorio dentistico della dottoressa Parrinello (che non ha mai esitato a far uscire i propri pazienti dallo studio) la donna che le ha chiesto aiuto.
Comprensione e non giudizio né pregiudizio. Questo è il lavoro volontario di donne magnifiche che salvano la vita senza chiedere nulla in cambio.

Tiziana Sferruggia

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