Primo o secondo livello? Radioterapia o non radioterapia? Questione di rete ospedaliera o di rete elettorale? Questi sono i dilemmi intorno a cui continua a ruotare in questo inizio di 2017 la telenovela infinita che vede coinvolto l’ospedale “Abele Ajello” di Mazara del Vallo. Una struttura che, pronta all’uso da ormai più di 3 mesi, dalla fine dei lavori per la sua ricostruzione non ha ancora visto la luce infondo al tunnel delle decisioni politiche.
Dopo la chiusura nel 2011 del vecchio edificio, ci sono voluti 5 anni (e per fortuna soltanto questi) per vedere la nuova struttura campeggiare sulle macerie di quella vecchia in tutta la sua avanguardia e la sua sostenibilità.
Dopo il farraginoso percorso che ha portato alla sua ricostruzione, in mezzo a una selva di personaggi dell’edilizia pronti ad utilizzare qualsiasi strada malavitosa pur di aggiudicarsi l’appalto per i lavori e le tante voci sulle convenzioni adoperate per arredare gli interni, a fine ottobre 2016, con circa 40 milioni di Euro provenienti dai fondi Po-Fesr, finalmente si giunge alla conclusione e l’unico nodo da sciogliere resta quello se conferire al nosocomio mazarese la “palma” di ospedale di primo livello e quindi affidare il polo oncologico di radioterapia con tanto di macchinari nuovi di zecca incellofanati e pronti all’utilizzo, oppure, lasciarla una struttura di base e considerare primo livello le strutture di Trapani e Marsala.
In un’intervista rilasciata nel pieno della campagna elettorale per il referendum costituzionale, era stato lo stesso Assessore Baldo Gucciardi ad aver dichiarato che: «Mazara e i mazaresi hanno il diritto ad avere un ospedale degno. I poli oncologici non esistono più e di questo argomento è stata fatta solo propaganda.
L’ospedale di Mazara sarà una struttura eccellente che avrà i reparti con le discipline più importanti a servizio della salute dei mazaresi e non solo. Sulla radioterapia è solo polemica, poiché l’accelertore lineare di ultima generazione è già montato e l’Asp sta stipulando una convenzione con un importantissima struttura ospedaliera per il suo start up. Per questo, chi fa parte delle autorità e ha reposnsabilità sull’opinione pubblica, può dire ai mazaresi che possono sorridere». Ma questi erano altri tempi, i tempi della campagna referendaria per il SI.
Oggi invece, lo stesso Gucciardi, parla di strumentalizzazione politica invitando a tornare fra i banchi dell’istruzione coloro i quali hanno innalzato i toni e provando a rigettare acqua sul fuoco di quelle che per lui sono solo delle «Polemiche inutili, in quanto Mazara avrà un’ospedale che non avrà mai avuto prima con un potenziamento senza precedenti.
Questi signori che cercano di strumentalizzare la questione facendo propaganda politica, s’informino di più e studino di più».
Ad oggi, dunque, i cittadini di Mazara del Vallo non hanno nulla di cui sorridere, per questo, scendono in piazza. Come faranno il 31 gennaio in un corteo promosso anche dalle associazioni di volontariato e delle altre di categoria, in protesta contro quanto stabilito fin qui dal nuovo piano per la rete ospedaliera, che prevede di lasciare a Mazara, così come a Castelvetrano ed Alcamo, la struttura di base, collegata con il “Paolo Borsellino” di Marsala che, insieme al ”Sant’Antonio Abate” di Trapani, saranno gli ospedali capofila, in barba alle tante belle parole e i quasi 40 milioni spesi.
La protesta dei mazaresi si fonda contro il continuo insistere da parte di Gucciardi e soci, nel sottolineare l’essenzialità dell’”Abele Ajello” come struttura di emergenza e urgenza, che avrà sì tutti i reparti previsti e che conterrà l’oncologia a struttura complessa e la radioterapia, ma che nella scala delle gerarchie non avrà lo stesso peso di Marsala e Trapani che faranno da Dipartimento di Emergenza e Accettazione.
Di conseguenza, la domanda che ci si potrebbe porre è: che senso ha mettere due Dea a distanza di 33 km l’uno dall’altro, quando di Mazara potrebbe servirsene tutta la Valle del Belice e parte dell’Agrigentino? Cosa non va nell’”Abele Ajello”?
Cosa spinge i politici del territorio a non mantenere le promesse? La comunità mazarese, potrebbe a questo punto pensare al solito scambio di promesse e di appoggi elettorali fra personaggi politici, che in piena campagna promozionale sanno cosa dire per l’interesse di molti e che alla fine pensano a coltivare l’interesse di pochi, infischiandosene di cosa potrebbe effettivamente far crescere una comunità. Episodi che richiamano alla mente lo scippo di qualche anno addietro, quando l’allora Assessore Pistorio decise di destinare i fondi a disposizione per ultimare delle strutture del catanese peraltro senza che nessuno da parte dell’Amministrazione avesse mosso un dito.
La circostanza che lascia stupefatta la comunità è il perché del mancato rispetto del DM 70, recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, del quale l’ospedale mazarese, così come sostenuto dallo stesso progettista Sindoni, avrebbe tutte le caratteristiche necessarie per rispecchiare quanto disposto al punto 2.3, proprio in qualità di Dea, in quanto si potrebbero assicurare 45.000 ingressi (i quali potrebbero essere non soltanto di codice bianco), grazie al bacino d’utenza e i reparti a disposizione; soprattutto, qualora si potesse stipulare un accordo per la costituzione di un riuniti con la struttua di Castlevetrano, allo stesso modo delle strutture di Cefalù (14.000 abitanti), Comiso-Vittoria e Sciacca-Ribera. Perché dunque, in questo angolo di Sicilia, si fa fatica a interpretare le leggi?
Al momento, l’unica certezza è il punto nascite, che è stato confermato dal presidente dell’Asp Trapani Fabrizio De Nicola e che dall’Amminstrazione mazarese è stato accolto con soddisfazone.
Questo però non basta a placare gli animi di una città che si sente defraudata e mortificata ed è pronta a far sentire la sua voce per avere quello che le spetta di diritto e perché non vuole subire l’ennesimo scippo che da qualche anno a questa parte sembra relegarla nel ruolo di eterna incompiuta del Mediterraneo.
Tommaso Ardagna
Rete elettorale. E’ così evidente. Gli argomenti esposti da Ardagna non fanno una grinza.