In questi giorni caratterizzati dal grande freddo il pensiero di molti corre ai terremoti del centro Italia. Si discute inoltre ancora della incompleta ricostruzione in alcune località del Belice a seguito del terremoto del gennaio 1968. Anche Mazara del Vallo è stata colpita da un terremoto, avvenne però una calda domenica, quella del 7 giugno 1981. Sono quasi 36 anni da quella giornata. La terra cominciò a tremare qualche minuto dopo le 15 e fu caos. Chi c›era ha ricordi indelebili, solcati dalla paura e con il ricordo negli occhi dell›altro terremoto, quello del 1968, che segnò una immane tragedia.
Il sisma del 7 giugno 1981 (un terremoto di magnitudo 4.1, registrato dall›Istituto nazionale di geofisica, ed avvertito anche nell›Agrigentino), fortunatamente, non provocò morti; tuttavia, i danni al patrimonio edilizio furono consistenti: dai dati forniti alla Camera dei Deputati, durante la seduta del 23 settembre dello stesso anni dal deputato nazionale del Pci Giuseppe Pernice, almeno il 60% degli edifici dei Comuni di Mazara del Vallo e Petrosino risultarono lesionati. La situazione più grave si registrò a Mazara del Vallo con circa 1.300 immobili da demolire a causa della grave compromissione delle strutture. Gravissimi danni anche nella vicina Petrosino hanno riportato altre 750 abitazioni. Un terremoto spesso considerato di «serie B» ma che privò tanta gente di una casa. Sulle cause di quel terremoto si dibattè molto, si parlò di un movimento nella linea di divisione nel Canale di Sicilia delle due faglie, quella africana e quella euroasiatica; in molti però attribuirono il terremoto ai lavori di escavazione marina per l’installazioni delle tubazioni dover far passare il gas metano proveniente dall’Algeria e che arriva presso la centrale del metanodotto di Capo Feto, a Tonnarella.
Comunque, la ferita di quel 7 giugno 1981 non è stata ancora chiusa. Molti mazaresi si sono chiesti a che punto è la ricostruzione e la restaurazione di molti edifici perchè ci sono ancora da esaminare circa 400 pratiche di cittadini che hanno avuto la casa o l›edificio distrutto o gravemente lesionato e ci sarebbe una disponibilità finanziaria di circa 500 mila euro, una goccia nel mare.
La Commissione Terremoto comunale preposta qualche anno dopo il terremoto delle 3247 pratiche presentate ne avrebbe esitato 2841 e così ne restano circa 400 ma tutte non potranno avere la copertura finanziaria; rischiano di perdersi i finanziamenti in relazione alle legge regionale 85 del 1982 che prevede di rimpinguare del 25% i contributi statali previsti dalle 536/81 e 462 dell’84.
Il 26 marzo, con la determina n.53/2015, il sindaco Nicola Cristaldi ha nominato l’ing. Matteo Pecunia, presidente della nuova Commissione Terremoto. Ricordiamo che il Consiglio Comunale aveva eletto i componenti della Commissione Terremoto: i consiglieri comunali Vito Foderà ed Andrea Burzotta, i tecnici Roberto Gallo, Giovanni Lamia, Giuseppe Gaetano Tumbarello e Lorenzo Caronia, per l’esame delle perizie tecniche Legge n° 536/81 e successive modifiche ed integrazioni. La Commissione era stata integrata dai rappresentanti indicati dal Genio Civile di Trapani (geom. Francesco Ferreri, dalla Soprintendenza ai Beni Culturali (arch. Giovanni Tranchida) e dal Responsabile dell’Ufficio Igiene Pubblica o dal dott. Pietro Valdemone quale eventuale sostituto.
Ci chiediamo però se l’ennesima ricomposizione della Commissione Terremoto degli ultimi decenni possa davvero chiudere una ferita dolorosa nella storia della Città, non vi sono solo i danni strutturali ma anche quelli morali. La nuova Commissione chiuderà finalmente la vicenda? Oppure, come è stato in questi anni, la sua costituzione è stata, ancora una volta, un “automatismo politico-burocratico”? Oggi ancor più visto non arrivano notizie dal Comune circa l’esitazione di nuove pratiche.
Francesco Mezzapelle