Il figlio del giudice morto nella strage in via D’Amelio il 19 Luglio del ’92, prende le distanze dall’associazione nota per essere stata protagonista di numerosi processi contro il racket e per essersi sempre costituita parte civile.
La diffida è scattata da poco anche se già da due anni l’associazione antiracket di Marsala ha aggiunto il nome del giudice ucciso dalla mafia e rinnovando il proprio nome in “associazione antiracket e antimafia Paolo Borsellino onlus”.
Manfredi Borsellino, vicequestore di Bagheria, afferma di non conoscere i promotori e i fondatori di questa associazione ma il presidente di quest’ultima, Antonino Chirco, ha smentito le parole del giovane Borsellino dichiarando che anzi lo stesso quando era stato informato si era detto soddisfatto di una simile iniziativa.
Nessun avallo però sarebbe seguito e pare che l’associazione abbia applicato il cosiddetto metodo del “silenzio assenso”.
L’associazione ha ricevuto contributi istituzionali dal CONSAP per circa 23.033 euro soldi spesi per “compensi professionali”. L’ avvocato Peppe Gandolfo responsabile del Movimento Difesa Del Cittadino di Marsala si difende e dichiara che la parcella ricevuta per il suo impegno profuso ammonterebbe ad appena 2500 euro tasse escluse.