Giunge al capolinea, almeno sulla carta, la storia d’amore tra il Trapani calcio e l’ormai ex allenatore Serse Cosmi. La sconfitta contro il Pisa di Gennaro Gattuso e l’ultimo posto in classifica, a sei punti dalla zona salvezza, hanno convinto la società granata a sollevare dall’incarico il tecnico perugino. Una decisione sofferta e dolorosa, ha ammesso il presidente Morace, alla quale è giunto dopo un lungo periodo di riflessione. La liaison tra il vulcanico mister e la squadra siciliana era iniziata nel marzo del 2015. Serse aveva preso in mano una squadra a un passo dalla retrocessione e in poche settimane l’aveva condotta vicino alla zona play off. Niente in confronto a quello che avrebbe fatto nella stagione successiva. Il Trapani, sotto la guida di Cosmi, inizia un’inarrestabile scalata verso la zona alta della classifica. Vittoria dopo vittoria, punto dopo punto, i granata arrivano a un passo dalla serie A. A negare la massima serie ai siciliani è il Pescara nella finale play off. Le lacrime del mister al termine di quella gara sono state uno dei momenti più toccanti di tutta la stagione. L’esaltante campionato, nonostante l’amaro epilogo, convince anche l’ultimo dei tifosi ad “innamorarsi” di Serse Cosmi. Un finale così fa sperare in grandi cose. E invece la nuova stagione comincia male. Dopo una lunga serie di pareggi il Trapani inizia a perdere. Inutili i tentativi di risollevarsi. Il bilancio, dopo sedici gare, non lascia dubbi sulla crisi che ha investito il Trapani: solo una vittoria, otto pareggi e ben sette sconfitte. Che fine ha fatto la squadra che meno di sei mesi fa era a un passo dalla Serie A? Se lo chiedono tutti: dalla società al mister, dai tifosi all’intera città. Il risveglio è stato brusco. Urge un cambiamento per tentare di salvare il salvabile. E in questi casi, si sa, è il mister il primo a pagarne le spese. Serse Cosmi è sollevato dall’incarico. Nell’anticipo di stasera, al Provinciale contro il Carpi, il perugino, dopo quasi due anni, non siederà in panchina. Ma il suo cuore resta a Trapani. Lo dimostrano le toccanti parole che, all’indomani dell’esonero, ha alla città che lo ha accolto e coccolato in questi mesi:
“Cara Trapani, Cari Trapanesi
non potete neanche immaginare con quanta fatica e soprattutto con quanto dolore mi appresto a scrivere questa lettera di commiato (non potrà mai essere un addio).
Mi sembra ieri quando arrivai nel marzo 2015 conoscendo poco di questa città, poco della squadra, niente della Società e tutti consideravano questa mia scelta come una follia professionale e l’inevitabile “canto del cigno”. Mai come in questo caso si sono sbagliati. Da subito sono rimasto affascinato da tutto quello che mi circondava: la Società, la squadra, i collaboratori tutti, ma soprattutto la magia di una città che improvvisamente mi ha abbracciato, rispettato e coccolato come mai avrei potuto aspettarmi e meritarmi. E da lì, fino a ieri è stata una escalation di emozioni sportive ed umane che mi hanno fatto crescere e vivere come un privilegiato, non del calcio, ma della vita. Se dovessi ringraziare tutti quelli che mi hanno concesso la loro disponibilità ed amore, farei l’errore di dimenticare qualcuno, e non sarebbe giusto e quindi accomuno tutti in un “Grazie Trapani, grazie Trapanesi”.
La suggestione dei già citati tramonti, il calore infinito di uno stadio che invocava il mio nome quando il sogno stava per finire, lo scirocco che ho imparato a riconoscere perfino dal colore del cielo, nonostante sia io un uomo di terra, e tanti altri momenti mi faranno sentire per sempre figlio (spero adottivo, non illegittimo) della vostra terra. Mi sembra strano che mentre scrivo non scenda neanche una lacrima, ma sto pensando che forse l’ultima è rimasta nella panchina del Provinciale con il Pescara, ma era di stanchezza e di gioia, per quelle di dolore ho già dato nella mia vita. Leggevo che Trapani è negli ultimi posti per qualità di vita: non è vero, perché i parametri di riferimento non possono prendere in considerazione la qualità dei vostri occhi e del vostro cuore, della vostra ospitalità ed umanità.
Mi è già successo di subire un esonero, ma non è, non può essere come le altre volte…qui c’era molto di più!”