mercoledì, Novembre 27, 2024
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Il business dei migranti in Provincia di Trapani. Un affare anche politico?

Sempre più nell’occhio del ciclone l’intero sistema dell’accoglienza migranti nell’ex Provincia di Trapani. Vediamo, in termini numerici, il fenomeno: circa 3.000 i richiedenti asilo ospiti nelle strutture della provincia di Trapani. Un giro di affari di circa 60.000 euro al giorno. Gli immigrati, prendono dai 32 ai 35 euro al giorno, e circa 500 minori, per cui la cifra lievita a 80 euro al giorno che vanno alle cooperative.
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Dati quasi ufficiali raccontano che questo “giro” abbia portato in Provincia più di 500 nuovi posti di lavoro. Si capisce perché nessuno vuole restarne fuori. Vengono ospitati in strutture riconvertite in centri accoglienza al fine di far fronte alla crisi: hotel, case di riposo, ma anche immobili confiscati alla mafia in mano ad associazioni e cooperative che hanno fiutato l’affare. Un affare da milioni di euro che muove tanti interessi; anche qualche Comune comincia a sentire la necessità di potere rimpinguare le proprie casse attraverso il business dei migranti.
La Procura di Trapani ha iniziando nei mesi scorsi a far luce, ad indagare, a trovare affinità con il sistema di Mafia Capitale. Un caso “esemplare” è quello dell’imprenditore marsalese Michele Licata, destinatario di un sequestro da 127 milioni di euro, proprietario delle maggiori strutture ricettive della provincia, indagato per abusivismo edilizio, truffa allo stato, evasione fiscali, riciclaggio.
La Prefettura di Trapani ha deciso da qualche anno l’affidamento alle associazioni attraverso un bando, e non direttamente come avveniva fino a poco tempo fa. Una vera rivoluzione, per evitare alcuni casi spiacevoli. Il Dott. Leopoldo Falco, Prefetto di Trapani fino a qualche mese fa, però aveva sempre dichiarato di non poter fare diversamente. La strategia di disseminare strutture nel territorio era per fronteggiare una emergenza che stava portando al collasso i grandi centri. Più strutture sul territorio piuttosto che un grande centro con condizioni disumane. Così sono arrivati i bandi pubblici, per un affare da milioni di euro che coinvolge circa una quarantina di strutture in tutta la provincia.
Dall’altro lato non vorremmo però che questo business un giorno risultasse alimentato da un certo mondo “politico-cooperativista”, con il ricorso ad improvvisati “operatori sociali” che con i migranti in questi anni hanno fatto business e politica trovando spesso complicità negli apparati governativi e nel falso moralismo: Mafia Capitale docet!
Notiamo che la maggiore presenza di migranti sul nostro territorio sta stimolando sentimenti di diffidenza e paura in una parte della cittadinanza. In Europa i partiti che alimentano odio razziale e sentimenti xenofobi hanno raccolto molti consensi. Bisogna in primis lavorare sul piano culturale, cominciando a sfatare i vari luoghi comuni di cui continuiamo a sentire parlare, a partire da quello che vengono a rubarci il lavoro.
Forse la questione è più grande di quello che pensiamo e travalica i confini. Pensiamo che via sia una rete del traffico di vite umane che ha basi sia sui luoghi di partenza ma che probabilmente è alimentata anche dal business che nel territorio italiano vede in prima linea molte organizzazioni “non profit” (si fa per dire), alcune anche nate dal nulla, o semplicemente privati che si sono reinventati operatori dell’accoglienza sapendo di poter contare giornalmente di un contributo statale. Sarebbe ad esempio interessante monitorare in quanti di questi centri accreditati per l’accoglienza dei migranti si portino avanti attività di alfabetizzazione, ed in generale come vengono organizzate le attività socio-aggregative degli ospiti.
Avviene spesso che questi giovani immigrati siano accompagnati, a bordo di pulmini, dalle strutture nel centro Città e poi si ritrovano a vagare per molte ore della giornata in compagnia dei loro smartphone e delle sigarette…
Chissà che questo business non sia alimentato politicamente dall’alto al fine di un ritorno elettorale considerato che il cosiddetto “terzo settore” è cresciuto moltissimo in questi anni.

Francesco Mezzapelle

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