A Venaria Reale, residenza di campagna dei sovrani che hanno depredato il Sud e le Isole, è accaduto, il giorno della ricorrenza dei morti, qualcosa di incredibile e che la dice lunga sul rispetto che certuni hanno per i defunti di qualsiasi razza, religione o idea politica essi siano.
Secondo quanto riporta la Stampa di Torino, Gaetano Cuttaia detto «Tony», 57 anni, attivista venariese di CasaPound e coordinatore locale del «Comitato Onoranze Continuità Ideale», che si era visto rifiutare tempo fa la realizzazione di un cippo a ricordo dei combattenti di Venaria che hanno combattuto con la RSI e furono fucilati durante il corso della guerra dai partigiani, ha deposto, il giorno della ricorrenza dei defunti, un mazzo di rose rosse con nastro tricolore riportante la scritta «Ai martiri venariesi della Rsi» spargendo sull’erba del cippo con la croce all’ingresso del cimitero, fogli con su scritto i nomi dei morti.
Tutto ciò ha fatto infuriare un iscritto all’ANPI, associazione che costa al contribuente italiano, almeno come riportano alcuni organi di stampa, qualcosa come tre milioni di euro l’anno, il quale ha chiesto, ed ottenuto, l’intervento dei Vigili Urbani e la rimozione dei fiori.
Secondo quanto riporta Il Giornale del 2 Novembre scorso con un articolo a firma di Claudio Cartaldo, Fabio Scibetta ha dichiarato che “Non si possono esporre i simboli della Rsi perché è apologia di reato E poi un mazzo di fiori proprio vicino al mausoleo che ricorda i caduti partigiani, è davvero brutto”.
Sempre da Il Giornale “Come scrive sempre La Stampa, la polizia locale si è recata sul posto e ha sequestrato sia i fiori che i volantini. “È un fatto gravissimo che non deve passare inosservato”, ha aggiunto Annibale Pitta, il presidente dell’Anpi di Venaria. Ancora più duro il sindaco Cuttaia: “I militari della Rsi sono morti per la loro causa, che non era quella condivisa dalla maggior parte della gente, nemmeno dopo la guerra. I valori di chi ha sacrificato la propria vita per la Resistenza devono essere salvaguardati e trasmessi”.
Giusto, i militari della RSI hanno combattuto per i loro ideali, che non sono quelli dell’ANPI, ma sono morti, e come tali, come diceva il buon Principe de Curtis, “i morti sono persone serie, le buffonate le hanno lasciate ai vivi”.
I caduti in guerra sono non hanno colore politico e come scrisse Antonio De Curtis, in arte Totò, in una sua celeberrima poesia “Queste pagliacciate le fanno solo i vivi: noi (riferito ai morti) siamo seri… apparteniamo alla morte!”.
La guerra è finita, e se il ricordo dei morti fa ancora paura, o meglio è motivo di spaccatura e propaganda politica, significa che una parte dei cittadini di questo “Stato” che nazione non è, presenta ancora, nel suo DNA, i germi dell’odio.
Può mai offendere un mazzo di fiori deposto ai piedi di una croce “anonima” e in memoria di militari “comunque italiani” morti per ideali diversi di quelli dell’ANPI e del Sindaco di Venaria?
Se così fosse, per coerenza, nei cimiteri italiani, compreso quello di Venaria, nessuno dovrebbe portare un fiore ai morti che da vivi vissero gli anni del fascismo e che all’epoca erano tutti fascisti.
Non sappiamo se l’ANPI nazionale condivida le parole del suo iscritto e del sindaco di Venaria; se così fosse, verrebbe da pensare che tale associazione abbia perso nel tempo quei valori per cui dice di aver combattuto: democrazia, libertà di espressione, religione e pensiero.
Di certo, non si salvaguardano così i valori della libertà.